Altro gruppo che debutta con un disco per la My Kingdom Music, ed altro centro per questa etichetta italiana che si sta mostrando abile talent scout in campo gothic !!!
I Klimt 1918 nascono dalle ceneri di un gruppo dedito al death progressivo (stento a crederci) e sono autori di una musica incredibilmente dolce e nostalgica, calda e un po’ malinconica, ma non triste. Difficile definire il loro sound (sul flyer e’ definito “post modern music”, ma questa definizione non mi convince molto), trattasi comunque di un gothic molto “melodizzato”, dove le chitarre ogni tanto ruggiscono, ma tendenzialmente sono molto dolci, e su tutto domina un retrogusto anni ’80 rielaborato pero’ in chiave moderna. Gia’, perche’ durante l’ascolto vengono richiamati alla mente gruppi quale i The Smiths, i primi The Cure, i Police (ogni volta che sento l’attacco della title track mi aspetto che parta la voce di Sting!!) e allo stesso tempo si sentono echi di band quali Katatonia o Radiohead, il tutto pero’ non e’ un semplice copia/incolla, ma ha una personalita’ davvero forte.
Diversi momenti poi mi hanno ricordato atmosfere simili a quelle dei Room With a View (altra grandiosa scoperta della My Kingdom Music), ma viste sotto una prospettiva un po’ diversa. Questo disco e’ infatti quasi sempre delicato (giusto la conclusiva “Stalingrad Theme” pesta un po’ di piu’), dove arpeggi acustici accompagnano una voce davvero intensa nell’interpretare questi caldi brani malinconici, che pur richiamando alla mente il passato hanno un che di moderno, non evocando l’immagine di “vecchie foto ingiallite” come accadeva invece nel caso dei Room With a View.
Una cosa che mi ha colpito molto poi e’ stato l’uso della lingua italiana… esso purtroppo e’ molto sporadico, ma basta sentire i brevi versi in lingua madre che sono contenuti in “We don’t need no music” per capire quanto l’italiano si adatti alla musica dei Klimt 1918, e spero che in futuro la band lavorera’ su questo. Insomma, dal punto di vista della composizione dei brani il lavoro svolto e’ eccellente ed originale, e per essere un disco di debutto il songwriting e’ gia’ davvero maturo !!
Come se questo non bastasse, poi, ad impreziosire ancora di piu’ l’album, c’e’ anche la produzione davvero eccellente, curata da Giuseppe Orlando e Massimiliano Pagliuso dei Novembre (il disco e’ stato inciso agli Outer Sounds Studios).
Altra nota… mi trovo in difficolta’ nel consigliare un brano in particolare, i pezzi sono infatti tutti molto omogenei e il disco scorre fluido, avendo piu’ una personalita’ di “insieme” che di “singoli pezzi”. Tuttavia ai primi ascolti e’ facile rimanere molto colpiti dalla dolce e un po’ inquieta “Pale Songs” (canzone che segue la breve introduzione), dalla calda “Undressed Momento” o dalla mutevole e un po’ schizofrenica “We don’t need no music”. Avrete forse notato che questi brani sono tutti collocati nella prima meta’ del disco, ed in effetti questa e’ la parte che si metabolizza piu’ facilmente.
Va infatti esplicitato che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo non e’ un album immediato. Si parlava infatti da un po’ dei Klimt 1918 e io li attendevo con curiosita’, rimanendo poi molto deluso dai primi ascolti. “Carini, ma non eccezionali”, mi dicevo, per poi rimanere sempre piu’ avvinto dal loro “mondo sonoro” con il crescere degli ascolti, e questa non e’ una cosa da poco… C’e’ pero’ un contraltare a questo, mentre infatti io mi facevo trasportare con sempre piu’ piacere da queste note, ho anche avuto l’impressione che esse non avrebbero ammaliato tutti allo stesso modo, per cui non mi sono sentito di assegnare a questo “Undressed Momento” un voto piu’ alto di quello che potete leggere lassu’. In ogni caso per tutti gli appassionati della musica piu’ dolce e “malinconicamente introspettiva” i Klimt 1918 sono un gruppo da non sottovalutare…
Bravi ragazzi, e brava My Kingdom Music, e’ bello avere delle etichette italiane e delle band italiane di tale sensibilita’ !!!