Timo Kotipelto torna per la terza volta, da solista, ad affacciarsi sul mondo del mercato discografico con l’ultimo “Serenity”. Come già avvenne con il precedente “Coldness”, anche questo nuovo lavoro del singer degli Stratovarius si presenta con sonorità ed attitudini musicali leggermente differenti da quelle del proprio predecessore. Se infatti “Waiting For The Dawn” trasudava di reminescenze classiche e “Coldness” allargava il proprio raggio d’azione ad un heavy metal spesso oscuro e pesante, con il nuovo “Serenity” Kotipelto vira verso quell’hard rock di stampo moderno che non rifiuta influenze power, heavy e sinfoniche.
Il disco parte subito bene con il trittico iniziale “Once Upon A Time”, veloce e godibile, “Sleep Well”, dal refrain molto catchy, e “Serenity”, title track davvero buona ed ispirata. Un proscenio ideale per un’evoluzione qualitativa che non arriva, ostacolata dalla presenza di alcuni episodi trascurabili e dalla monotonia di alcuni frangenti musicali davvero troppo vicini alle produzioni degli ultimi Stratovarius. L’album, che come poc’anzi detto bilancia power di estrazione sinfonica ed hard rock vigoroso, procede lungo questa strada illuminato di tanto in tanto dagli exploit di episodi quali “Angels Will Cry” e “Dreams And Reality”, in cui Kotipelto sperimenta qualcosa di diverso anche a livello vocale.
Lo spettro degli Stratovarius è sempre abbastanza presente, ora in particolar modo dopo che Tolkki e compagni hanno progressivamente abbandonato le coordinate speed dei lavori più riusciti. Nonostante questo, Kotipelto riesce a scrivere composizioni di un certo rilievo ed i brani già menzionati ne sono l’esempio più lampante. Peccato che l’intero album, però, non riesca a mantenersi su queste coordinate qualitative per tutta la sua interezza…