I torinesi Kutfaces nascono a Torino nel 2007 con la volontà di unire Hip Hop, Rap, Funk e Hardcore; la commistura di generi e il suono finale si avvicina di molto ai maestri del genere i Rage Against The Machine. La produzione è stata affidata a Walter Bonnot dei noti Assalti Frontali, mentre i brani sono stati registrati e masterizzati presso gli studi di Madaski. L’intensa attività live probabilmente ha permesso al gruppo di registrare il primo album, dopo soli due anni dalla fondazione, in maniera impeccabile, non lasciando nulla al caso.
La resa sonora è potente, vibrante senza mai cali e i quattro musicisti dimostrano tutto il loro valore nel suonare i propri strumenti: ottima precisione della sezione ritmica affidata al basso da Tommy e alla batteria da Rotari, brillanti le chitarre di Christian (novello Tom Morello a tutti gli effetti), incisivo il cantante Rokko. Il logo del gruppo ricorda vagamente quello dei Guns N’ Roses, molto rielaborato, in cui figura un bersaglio con ai lati due pistole poggiati su un cinturone di proiettili avvolto da delle foglie.
Come per il gruppo ispiratore le canzoni dei Kutfaces sono esclusivamente a tema sociale e politico. Brani quali Candidato Perfetto, Telecamere o CPT Feat. CRI sono degli ottimi rappresentanti della musica del quartetto torinese, cresciuto frequentando centri sociali occupati e non.
La particolarità, ma anche limite, di Street Routine è il cantato in italiano. Limite perchè in un mercato internazionale potrebbe essere difficile emergere. Ma siamo in Italia e i loro testi non potrebbero rendere al meglio in inglese, alcuni temi sociali affrontati non potrebbero essere capiti all’estero. I Kutfaces, fedeli alla linea Rap/Hip Hop pertanto si fanno portavoci di temi denunciando ciò che non funziona e dovrebbe invece funzionare, le magagne dei politici e della nostra televisione, i pestaggi della polizia.
Tutto è adeguatamente sorretto da musica rabbiosa e a tratti violenta, che ben si adatta col cantato in lingua madre. Kutfaces, mastini mai arresi.