“The Neonai” e’ il quinto (e a quanto si vocifera ultimo) album dei Lake of Tears. La band, che si e’ gia’ sciolta, ha inciso questo disco dopo aver effettuato lo split e lo ha pubblicato come epitaffio finale, ultimo atto di una band che a quanto pare e’ stata corrosa da una poco riuscita gestione da parte della casa discografica e dai dissidi interni tra i vari membri.
Molti di voi ricorderanno sicuramente il precedente disco del Lago di Lacrime, quel bellissimo “Forever Autumn”, al quale non bisogna pero’ pensare quando si ascolta quest’ultima fatica. Gia’, perche’ i tanti commenti negativi che ho sentito su “The Neonai” penso provengano proprio da questo. La band non ha infatti inciso un altro album su quelle coordinate (e questo e’ chiaramente mostrato dal fatto che non troverete neanche un violino qua dentro), ma ha optato per un sound pregno di riferimenti alla darkwawe anni ’80 (la batteria e’ elettronica!!) e alla psichedelia (durante i brani infatti spesso fanno capolino gli spettri dei Sisters of Mercy e dei Pink Floyd, tanto per fare due nomi), pur lasciando nelle varie composizione il loro marchio inconfondibile.
Inutile dire quanto questa scelta sia stata poco apprezzata da tutti coloro che aspettavano impazientemente e da anni il successore di “Forever Autumn”… Per quanto mi riguarda pero’ io la penso cosi’: questo non e’ sicuramente un album imprescindibile, e’ chiaro che non e’ neanche la cosa migliore prodotta dai Lake of Tears, ma se riuscirete ad ascoltare il cd senza pensare al passato potreste ritrovarvi ad apprezzarlo non poco… Come resistere infatti di fronte alla miscela di atmosfere ballabili, ma allo stesso tempo oscure e “chitarrose”, che pervadono il disco? Ma scendiamo un po’ piu’ nei dettagli.
Il cd si apre con una breve intro che ci porta a “Return of ravens”, un pezzo danzereccio e accattivante dotato di un feeling oscuro ed energico che rende il brano davvero riuscito (ho perso il conto di quante volte mi sono ritrovato a canticchiare “return of… return of… return of ravens!!!” negli ultimi giorni…)! Segue a ruota “The Shadowshires”, altro brano piacevolissimo e dotato di un ritornello “urlato” scritto appositamente per entrarvi in testa… E’ invece piu’ rilassata la successiva traccia, quella “Solitude” nella quale le ritmiche ballabili scompaiono per lasciare spazio a delle influenze psichedeliche. Ora non parlero’ diffusamente degli altri pezzi uno per uno, ma anche “Can die no more” (forse il pezzo piu’ danzereccio in assoluto, un’ottima hit per i dance floor piu’ oscuri!) e “Leave a room” sono degni di essere ascoltati! Piu’ particolari invece sono “Nathalie and the fireflies” e “Let us go as they do”, due pezzi che necessitano di diversi ascolti per essere assimilati (in particolare la prima di queste due canzoni inizialmente non la sopportavo proprio, poi l’ho rivalutata).
Decisamente bruttine invece “Sorcerers”, simil ballad con voce femminile che salto sempre nonostante in teoria il genere non mi dispiaccia, e “Down the Nile”, che non mi prende per nulla. L’Outro e’ semplicemente un misto di diversi pezzi della carriera del gruppo, e sembra messa li’ appositamente come saluto finale della band ormai sciolta.
A questo punto mi sembra doveroso far notare anche quanto la produzione sia adeguata e capace di “pompare” le canzoni. Insomma, se siete degli aficionados dei Lake of Tears avvicinatevi con cautela a questo loro canto del cigno, ma se vi piace il gothic e non disdegnate il connubio di sonorita’ descritto sopra potreste dare una possibilita’ a “The Neonai”, e’ probabile che per un po’ vi conquisti!