Ci sono persone che nascono con la musica nel sangue: Lance Keltner è decisamente una di queste, dato che già all’età di 12 anni si trovava su un palco a guidare la propria band; a 19 anni apriva i concerti per gente come Joe Satriani o gli Allman Brothers, ed all’alba degli anni ’90 era diventato un personaggio di rilievo nella scena hard rock americana, oltre che un richiesto session-man.
Bene: molti anni ed innumerevoli concerti dopo, Lance continua a proporre la propria musica, radicata nel blues rock texano e sparata attraverso una montagna di amplificatori.
Il disco che ho fra le mani è intitolato semplicemente “Lance Keltner”, e contiene dieci canzoni dirette, catchy, orecchiabili ma dannatamente rock.
Nei poco più di 40 minuti di durata, infatti, i watt e l’energia non mancano di certo: sfido pubblicamente chiunque a rimanere immobile durante l’ascolto!
L’opener Way of My People è un caldo “driving rock” decisamente coinvolgente ed americano fino al midollo, che potrebbe benissimo essere trasmesso per radio (ma che ovviamente non lo sarà, dato l’ostracismo attuale del mainsteam italiano nei confronti del rock…). Keltner è un chitarrista dotato di buon gusto e versatilità, e la sua voce (che mi ha ricordato molto il Gary Moore “versione blues”) è piacevole, brillante e ben integrata nel contesto musicale.
Ma ora armatevi di una bottiglia di buon whiskey, perché è ora di immergersi nelle Streets of New Orleans: un ipnotico blues vi risuonerà in testa, e fra i fumi dell’alcool passerete tutta la notte girando per locali pieni di giocatori di carte e belle donne… Davvero un bel pezzo, sensuale ed avvolgente, con un prezioso lavoro di chitarre e un’azzeccato duetto voce/coro.
La successiva Ride the White Horse ha un riff che mi ha ricordato gli AC/DC più frenetici e che guida un pezzo diretto, vero rock n’ roll, che, se vi trovate al volante come lo ero io, vi farà premere il pedale dell’acceleratore! Dirty Knees, invece, ha una ritmica che rimanda chiaramente agli ZZ Top di “Antenna”, per un pezzo dal suono più “moderno” ma bene integrato con il classico “texas rock sound”. Belli i controcori delle voci femminili, così come l’inserirsi dell’organo hammond.
Con Groove Thang ci si modernizza ancor di più, per un pezzo dal taglio decisamente “contemporaneo” e, come dice il titolo, groovy: ciononostante, abbiamo ancora un pezzo godibile e che si ascolta volentieri.
Welcome Back, al contrario, risulta troppo forzata alla ricerca del groove e, purtroppo, ha una melodia discontinua e non troppo convincente. Per fortuna va molto meglio la successiva, vivace Voodoo Doll, un rock 4/4 incalzante con tanto di coretti ed un bell’assolo bluesy.
Ma Devil and the Deal si rivela ancora meglio: un hard rock gustoso che mi ha ricordato molto band come primi Gotthard e soprattutto Jackyl. Suoni caldi, corposi riff blues e tanto feeling per quello che probabilmente è il pezzo migliore del disco.
Un po’ più rilassata è Crescent City, dal sapore vagamente Black Crowes, melodica, catchy, con cori femminili ed organo… un ottimo pezzo per guidare in una giornata di sole con il vento fra i capelli! Sono molto contrariato invece per l’ultima canzone, ovvero When the Road is Cold. Una batteria molto artificiale e danzereccia (!!) guida quella che dovrebbe essere una specie di country modernizzato, con tanto di samples… personalmente la trovo una canzone mal fatta, non mi è piaciuta ed è un vero peccato perché oltre a stonare con il resto del disco, è anche posta in chiusura…
In conclusione, prendendo spunto anche da quanto appena detto, si può notare che il principale difetto di questo disco è anche quello che dovrebbe in teoria esserne un punto di forza, ovvero il cercare di inserire qualche tocco più moderno qua e là. Se in alcuni frangenti (come in Dirty Knees) questo porta a buoni risultati, in altri si ha scarsa amalgama e le canzoni ne risentono.
Ad ogni modo, questi sono difetti minori ed il disco, vorrei sottolinearlo, è decisamente bello. Contiene due/tre pezzi sopra la media, è dotato di buona personalità e soprattutto si fa ascoltare molto volentieri anche più volte di seguito senza stancare.
Inoltre è ottimo da ascoltare in macchina (testato personalmente!)… Consigliato!