Guardando le loro cover non viene da pensare ad altro che al death metal. Scene di pura violenza con anche quel senso di humour nero che sbuca dalle immagini. Invece, eccovi la sorpresa servita. I Legion Of The Damned fanno thrash metal. Ero molto curioso di ascotarli, complice il fatto di averli sentiti nominare più e più volte senza aver mai avuto l’occasione di “testarli”. Ed ecco che con questo nuovo “Cult Of The Dead” ho potuto colmare la mia lacuna.
Si tratta di un progetto abbastanza nuovo, messo in piedi dai due musicisti olandesi Richard Ebisch ed Erik Fleuren, dopo che il loro gruppo principale, gli Occult, è stato sciolto. I due hanno veramente una devozione incredibile per il caro vecchio thrash, tanto che questa passione pazzesca va a influire positivamente sia sulla qualità delle songs, che sono abbastanza convincenti, ma anche, e soprattutto, sulla prolificità, viste le continue e frequentissime pubblicazioni sul mercato. Insomma, una band che sa il fatto suo, che si avvicina alle scene con il piglio giusto e senza molte pretese, con l’unico desiderio di suonare genuinamente il proprio genere favorito.
Sul nuovo disco dunque non c’è molto da aggiungere, è stato già detto tutto sul conto dei LOTD, il loro thrash è quanto di più classico e ottantiano si possa trovare in circolazione, e anche con questo “Cult Of The Dead” i nostri non si smentiscono. Un insieme di sonorità figlie sia della scuola americana che di quella tedesca, che attingono a piene mani da una e dall’altra sponda, scegliendo le qualità migliori e mescolandole al meglio. Una dose massiccia di violenza che metterà di certo a dura prova i muscoli del vostro collo, visto l’headbanging che sarete sicuramente costretti a sostenere. Non potrete stare fermi, credetemi, sarebbe di certo un buon allenamento per i campionati mondiali di air guitar, visto quanto risultano esaltanti episodi quali la title-track, “Pray And Suffer” o “Lucifer Saviour”, delle vere e proprie schegge di velocità e puro thrash come si deve. Speriamo riescano a mantenersi su questi livelli, ma del resto c’è da rimanere abbastanza tranquilli, dato che finora non ci hanno mai sottoposto a delle grosse delusioni. Un plauso inoltre anche alla produzione, grezza quanto basta, però chiaramente, cosa potersi aspettare da un cd che sembra essersi teletrasportato dagli anni ottanta fino ai giorni nostri? Oserei dire che in certi frangenti tutto questo gusto per ciò che è passato riesce pure ad affascinare, sono molte le compagini che provano a mettere in piedi dei “revival” di questo tipo, ottenendo però risultati scadenti e fiacchi, oltre che ripetitivi.
Buon full-length dunque, non proprio al massimo livello dei mostri sacri del genere, ma di sicuro superiore a tantissimi altri progetti messi in piedi solo per il gusto commerciale e remunerativo della musica. Certi gruppi dovrebbero davvero dare una bella ascoltatina ai Legion Of the Damned, rimboccarsi le maniche e darci dentro, perchè la sincertità signori, passa anche da queste parti.