Nuova band sul fronte nazionale, i Milanesi Lifend, forti del nuovo contratto con l’italianissima Cruz Del Sur Music. Metto il cd nel lettore e quello che mi appresto a sentire di primo acchito è un death metal di stampo variegato, con tocchi di gothic e progressive, niente male davvero. L’inizio tocca alla title track Innerscars, col suo incedere di elettronica a-la Soilwork ultima maniera, che si inserisce perfettamente in una ritmica molto articolata e melodica, accompagnata dalle ottime voci di Alberto, sia nel pulito e nel growl, che di Sara, dalla voce molto dolce e sognante. Un ottimo connubio.
Dalla seconda Absence la personalità del gruppo gia si dirama verso un utilizzo di uno strumento molto strano, il sax, che sottolinerà i momenti salienti del pezzo, che spazia dall’atmosferico alle sfuriate black\death, decisamente riucito. Un arpeggio di chitarra ci introduce nella seconda parte del brano, piu cadenzata e studiata, dove i cori sovrapposti di pulito maschile\femminile e growls la fanno da padrone, fino allo sfociare nello splendido solo di chitarra, per poi riprendersi su un finale tutto velocità. Terzo posto per Blood-Red Pain: partenza cadenzata, ripresa su un stacco di blast-beat, per poi ricambiare direzione su un passaggio atmosferico coro-arpeggio-sax, per ritornare repentinamente sui blastbeat, alternando queste due anime fino all pezzo seguente.
Shattering:Assurance riprende invece i discorsi di tutti i primi tre brani: ritornelli atmosferici, ritmiche veloci e articolate, con passaggi piu estremi tra i cori dei due cantanti, con vari accenni di sassofono per sottolineare i momenti migliori e piu depressivi (non in senso negativo, anzi). Un buon pezzo. Tempo di strumentale ora, con In Darkness I Bleed, dalle forti tinte progressive, ricercate negli intrecci di chitarra classica e sassofono, coadiuvate da una batteria in lontananza, veramente d’atmosfera.Stacco veramente bello, peccato per la corta durata. Passiamo così a Open Wound e ritorniamo su lidi estremi, con un brano dalle forti influenze black\death, alleggerendo il tiro con gli inserti di cantato femminile. Le chitarre si intrecciano molto bene con le voci, creando un tappeto armonico di notevole fattura. Avanziamo ancora di traccia e siamo a “Memorie” curioso pezzo con inserti di cantato metà inglese metà italiano, che oltre ai soliti connotati estremi denota inserti armonici in stile Novembre, senza copiare, ma personalizzando il tutto, specie nel ritornello centrale, solo chitarra arpeggiata e batteria, dove vengono inseguiti da uno splendido coro.
Ultimo pezzo Spiral Dance, il brano piu estremo del lotto, decisamente nella vena di un black sinfonico molto “personale”, mescolato con influenze swedish, anche se presenta una delle caratteristiche peculiari della band, ossia i frequenti cambi d’atmosfera melodia-estremizzazione che ne esaltano le qualità compositive. Congedo per la band, e anche per me, che mi appresto a finire l’ascolto di questo album, con questa bella outro dalle atmosfere malate e sofferte, tra voci soffuse e piano forte.
In quanto debut, le aspettative e i riscotri sono decisamente alti. Una band che compone brani con freschezza e talento, non è da sottovalutare. In compenso qualche pecca il lavoro ce l’ha, come forse la similutidine tra i brani (anche se non eccessiva per la verità) e i tocchi estremi un po forzati. Ma dopotutto, il primo album è cio che la band vuole darci per presentarsi, e spero che il secondo sia la loro svolta. Ascoltateli e dategli una possibilità, e se vi sono piaciuti, aggiungete tranquillamente un punto alla votazione.