Credo che chiunque di noi abbia sentito parlare di Billy Milano e/o dei suoi due gruppi, S.O.D. (Stormtroopers of Death) e M.O.D. (“Method of Destruction”) ma è triste constatare che siano relativamente pochi a conoscerli per bene e non grazie a qualche sparuto mp3 scippato a qualche sito/compilation/amico. Al di là dei buoni dischi fatti ho sempre apprezzato Milano, uno dei pochi veri personaggi rimasti nella nostra musica, un uomo che non si è mai curato di mode o di risultare simpatico, che ha sempre tirato per la sua strada attaccando praticamente tutti e tutto, esponendo le proprie idee (talvolta discutibili, sia chiaro) con coraggio, senza peli sulla lingua e, soprattutto, senza quel buonismo, quella ipocrisia e quella falsità che sempre più frequentemente fanno capolino nel nostro mondo, e non solo.
Dopo sette anni di silenzio quel pazzo scatenato di cui stiamo parlando è tornato finalmente a pubblicare qualcosa con i M.O.D. e lo ha fatto con un album azzeccato e divertente, in cui vecchio e nuovo riescono a fondersi in maniera perfetta. Qualcuno dei vecchi fans, o magari dei soliti ottusi che vorrebbe rinchiudere la musica entro confini statici ed invalicabili, storcerà forse il naso per le sonorità che il disco contiene, che rappresentano il nuovo e che vanno dal rapcore (“Wigga”) alle tinte tipicamente nu metal (“The Rebel You Love To Hate”) passando per l’hard rock americano (“Get Ready”) e per il personalissimo sound di Rammstein (“De Men Of Stein”) e Rage Against The Machine (“Rage Against The Mac Machine”), sonorità che mal si sposano in effetti di primo acchito col personaggio Milano che conosciamo ma che servono solo a sottolineare e rendere ancora più incisivi i soliti testi accusatori, polemici e diretti e quelle sparate patriottiche che hanno sempre contraddistinto le sue pubblicazioni e che rappresentano in questo caso, l’avrete capito, il vecchio.
Prima che il disco cali di intensità con le versioni destinate alla diffusione radiofonica ci aspetta quindi anche questa volta una mezzora abbondante di puro Milano style, con la presa in giro dei nuovi rappers bianchi di “Wigga” (“Pull Your Pants Up…Boy You Look Stupid!”), l’attacco diretto di “Rage Against The Mac Machine” verso quegli “ipocriti” che professano il comunismo e condannano il sistema in cui vivono (che però “sopportano” per arricchirsi tranquillamente), la critica di “De Men Of Stein” verso quelle persone (indovinate un po’ chi) che accettano passivamente le nuove scintille di nazismo presenti nel loro paese criticando viceversa aspramente chiunque adotti una “linea dura” e pericolosa, senza dimenticare ovviamente episodi più classici come “Makin’ Friends Is Fun” o la patriottica “Ass-Ghanistan” (che contiene tra l’altro un riferimento sfacciatissimo a “Caught In A Mosh” degli Anthrax) o puri lampi di demenzialità come “He’s Dead Jim”, già presente però sulla raccolta “Loved By Thousands…Hated By Millions” del 1995.
Un disco, come già detto, divertente e che non ha nessuna intenzione di essere preso troppo sul serio (basta vedere la copertina con il logo clonato da quello del Michael Schenker Group o sentire la fintissima versione live di “Get Ready”) e che ha come unico neo quello di proporre soltanto sette pezzi nuovi, pezzi che però, lo ribadisco, sono freschi, allegri e vivi come pochi altri in circolazione da me sentiti e che, pur agghindati di nuovo, sono pur sempre univocamente di chiara marca M.O.D./Milano.
Adesso spero solo di non dovere aspettare altri sette anni per la prossima uscita.