Correva l’anno 1994, ci troviamo di fronte al pieno tumulto del fenomeno “Grunge”, che irrompeva a pieno titolo nel mainstream americano. Di pari passo viaggiavano al contrario, il thrash metal che, nonostante l’uscita di alcuni lavori di artisti di un certo calibro come i Metallica e i Megadeth, rimase uno stile piuttosto sottovalutato. Nonostante gli Slayer fecero uscire il capolavoro “Season in the Abyss”, per dare un brio diverso dalla reale situazione di mortorio che aleggiava nel periodo, la botta finale viene data dallo scioglimento degli Exodus. Fortunatamente nulla viene lasciato morire nel dimenticatoio, perché improvvisamente i Pantera offrono la carica e la sveglia giusta che mancava agli amanti del thrash, con “Far beyond driven” che esce proprio nello stesso anno, anche se inizialmente le sonorità sono riferite al glam/groove metal, anno in cui arrivano appunto i Machine Head a bussare alle porte di casa nostra, incuriositi da quello stile che trasformeranno poi in un nuovo modo di intendere il thrash che conosciamo oggi.
“Burn my Eyes” esce il 9 agosto 1994 e viene prodotto dalla celeberrima RoadRunner Records. Chi lo ha ascoltato sa perfettamente che questo album, si collega automaticamente allo stile dei succitati Pantera, ma regalando un tocco in più di atmosfera urbana violenta, grazie ad un sound molto più cattivo ed estremo. Il disco ebbe un successo immediato sulla scena groove, vendendo quasi 400.000 copie in tutto il mondo. Non c’è da meravigliarsi se molti ritengono “Burn My Eyes” uno degli album più significativi del thrash metal, naturalmente insieme a “Reign In Blood” degli Slayer, “Master Of Puppets” dei Metallica, “Rust In Peace” dei Megadeth e “Among The Living” degli Anthrax.
La prima traccia, la controversa “Davidian” è colei che apre il platter, con un poderoso riff di Logan Mader, che fa da contraltare ad un brano granitico e potente, nonostante sia stato però bandito da MTV, destando diverse polemiche perché all’interno del suo testo vi era scritto “Let freedom ring with a shotgun blast” che tradotto significa “Lasciate che la libertà suoni con un colpo di fucile”. Il secondo brano “Old”, rimane uno dei pezzi più rappresentativi dei Machine Head in quanto possiede alcune partizioni moderne, che hanno influenzato il modern metal dei giorni nostri. “A Thousands Of Lies” terza traccia dell’album, risulta essere più cadenzata e dove viene espressa comunque tutta l’abilità tecnica di Logan nell’assolo, senza tralasciare la potenza del ritmo legata all’atmosfera opprimente della parte finale del pezzo. Saltando “None But My Own” quarta traccia fino ad arrivare al quinto brano “The Rage To Overcome” che prosegue comunque sulla falsariga della traccia precedente, “Death Church”, sesto pezzo, invece rappresenta perfettamente l’atmosfera opprimente di violenza urbana che viene citata qualche riga più in su. “A Nation On Fire” settima traccia, si caratterizza diversa da tutte le altre che compongono il disco. Una partenza a rallenty e un ritmo altalenante fino al secondo ritornello, concludendosi poi con un riff in perfetto stile thrash, potente e tonante. Passiamo a “Blood for Blood” l’ottavo brano, intenso e impregnato di pura violenza con un concentrato di rabbiosità ai limiti estremi che non lascia per nulla indifferenti. “I’m Your God Now” nono brano, risulta essere senza dubbio la canzone più riflessiva e meno pesante dell’intero disco, anche se l’assolo ha una carica strepitosa. Interessante è il decimo brano “Real Eyes, Realize Real Eyes” che rappresenta anch’essa l’atmosfera cupa che pervade per tutto il disco. Gran finale con “Block” ultima traccia che, con il ritornello gettonatissimo “Fuck it all…”, chiude come meglio non si poteva questo eccellente debutto dei Machine Head.
Questo disco lasciò esterrefatto Kerry King il celeberrimo chitarrista fondatore degli Slayer, il quale decise, nel 1995, di convocare la giovane band per il “Divine Intourvention” celebre tour degli Slayer appunto, a cui parteciparono anche i Biohazard. Nel maggio 1995, i Machine Head con a supporto i Mary Beats Jane ed i Meshuggah, fecero un tour in tutta Europa terminato poi al Dynamo Open Air nei Paesi Bassi. Nel complesso, la band ha così trascorso ben 17 mesi di fila in tour. Nello stesso anno Chris Kontos lasciò il gruppo e si aggregò ai Testament, venendo prontamente sostituito da Dave Mc Claine , proveniente dai Sacred Raich.