Sono fermamente convinto che un gruppo come gli astigiani Madwork debba essere fatto conoscere. E’ per questo che li ho contattati per avere una intervista. Risponde alle mie domande il chitarrista Jork.
Ciao ragazzi. innanzi tutto un complimetone per il vostro bell’album; mi è piaciuto veramente molto. Inizio subito chiedendovi di raccontarci un pò la storia del gruppo.
Beh… nel ’99 dopo anni di tentativi io e Luca (keyboards) decidemmo di rinunciare all’idea di metter su una coverband e chiamammo Trigger (che oltre al basso suona anche la batteria) per fare delle jam session di blues in sala da noi. Ovviamente in una di queste jam gli abbiamo fatto ascoltare i nostri primi riff di allora. Lui ne rimase molto colpito e chiamò…un suo amico (Jago) che proprio in quel periodo concludeva la sua militanza nei Desdemona.
Così nacque il gruppo. Il resto è un avvicendarsi di batteristi e di autoproduzioni. Questo è il tomo I della storia. Spero che il tomo secondo sia quello delle grandi battaglie e del lieto fine!
Come siete entrati in contatto con la Le Parc? E cosa si aspettano da voi?
Il nostro rapporto con la Le Parc è iniziato in modo roccambolesco. Il demo del 2004, intitolato “Leaving all behind” è finito sulla loro scrivania per sbaglio. Il loro esordio è stato: “…generalmente cestiniamo materiale non richiesto ma per voi potremmo fare un’eccezione…”. Non so cosa si aspettino esattamente da una band emergente al primo contratto, ma abbiamo tutte le intenzioni di stupirli!
La vostra musica è di difficilissima catalogazione. Io l’ho definita una sorta di “elettro prog rock”, più per dare un’idea di cosa proponete che per classificarvi. Anche se devo essere onesto, ho trovato proprio di tutto, perfino qualcosa degli U2. Che mi dite al riguardo?
Ti possiamo dire che è un onore un accostamento del genere, come molti altri letti e ascoltati. La musica è una particolare lingua attraverso cui l’uomo comunica emozioni, e il numero di queste dipende solo da colui che le prova. Per questo le influenze sono così diverse: lo sono le emozioni che proviamo.
Per quanto riguarda la produzione ho letto nel libretto allegato al cd che avete fatto tutto da soli. Ad essere sincero un pò si sente, ma nonostante tutto il risultato è stato molto soddisfacente. Come mai avete optato per autoprodurvi?
…sincerità per sincerità, nella proposta della Le Parc si parlava essenzialmente di distribuire “Leaving all behind”, il demo dell’anno scorso. E’ stata una nostra scelta quella di registrare un album ex-novo con una produzione migliore, e, ovviamente, di farlo a nostre spese. Quindi la “scelta” di autoprodurci è stata un’altra delle tante scommesse che abbiamo dovuto accettare nella nostra storia.
Data l’eterogeneità dei generi presenti nella vostra musica sono curioso di sapere a quale gruppo vorreste fare da spalla.
Non saprei proprio… siccome sono megalomane ti dico che spero di aprire per i Linkin’ Park nel giro di due anni. Se succede vuol dire che non dovremo più autoprodurci!!! (Ride NdR)
Restando in zona concerti… Come siete messi in fatto di date dal vivo?
Abbiamo messo su una piccola “aziendina” di booking e management in proprio, di cui ci occupiamo io e Jago, e devo dire che le cose vanno a gonfie vele. Abbiamo da quattro date al mese in su… siamo in piena media cover band, che ne dici???
Torniamo all’album, in particolare all’artwork. Anzi agli artwork. Già per i demo avete sempre curato personalmente anche la grafica e l’impaginazione con ottimi risultati.
Chi di voi è l’artista?
Ebbene si, inutile dire che l’artista fa sempre parte della “famiglia”. Trigger, il nostro bassista, è anche il nostro graphic designer, e si è sempre occupato lui di tutte le elaborazioni grafiche fin dagli inizi, oltre che della grafica del sito. Non ti stupisci vero se ti dico che il nostro webmaster è Luca, il tastierista???
E come mai avete scelto Overflow come titolo del’album? Cosa rappresentano le tre X della copertina? Ed infine, di cosa parlano i testi?
Questo disco avrebbe potuto essere un concept.
Soprattutto all’inizio della stesura dei brani la nostra attenzione era focalizzata su uno degli aspetti più caratteristici del mondo “di domani”: l’onnipresenza delle comunicazioni, quasi fossero ormai la vera essenza dell’uomo moderno.
Ecco il perché del particolare artwork così… ingegneristico!
La title track all’inizio avrebbe dovuto essere “Flow”, che vuol dire “scorrere”, ed è un concetto che ci piaceva mettere in evidenza perché a partire dallo scorrere dei segnali e delle informazioni il salto alla filosofia e al significato della vita è breve ed intrigante, ma dopo aver concluso le registrazioni abbiamo cambiato idea e deciso di chiamare il disco “Overflow”, perché “Flow” –la song- non ci sembrava rappresentare il disco appieno dal punto di vista artistico.
Se non l’avessimo già usato per il disco precedente, il nome di questo sarebbe sicuramente stato “Leaving all behind”!!!
Mentre invece le tre x in copertina altro non sono che una delle tante metamorfosi del nostro vecchio logo, un po’ come per gli Iron Maiden, solo che Eddie è infinitamente più divertente, infatti temo che il nostro vecchio logo sia pronto per la pensione. Penseremo a qualcosa quando ci sarà da lavorare su un album nuovo.
I testi sono dei pezzi di prosa molto introversi e complessi. Difficile dire di cosa parlino, perché Jago ama giocare con i lati oscuri delle parole e spesso i significati evidenti dei testi sono solo la copertina di un libro che arriva da tutt’altra parte. Non potendoveli tradurre qui vi consiglio di darci un’occhiata oppure di contattare personalmente Jago sul nostro sito. Adora tenere le persone inchiodate per ore a spiegargli i suoi voli mentali!
Zona pubblicitaria: cercate di spiegare ai nostri lettori per quale ragione devono spendere i loro soldi per il vostro album.
Perché stiamo cercando di dare una scrollata ai limiti in cui sembra essersi rannicchiata la musica metal quasi a farne un proprio punto d’orgoglio. Non c’è orgoglio nel farsi ghettizzare e mai come ora il grande pubblico, alfabetizzato da grandi successi pop come Marilyn Manson o gli Evanescence, inizia ad essere pronto per ascoltare. Lo scopo è ambizioso e non abbiamo la pretesa di averlo raggiunto, ma sicuramente abbiamo iniziato a segnare il sentiero: con il prossimo lavoro proveremo a percorrerlo!
Ed ora potete dire quello che vi pare. Intanto vi ringrazio per aver risposto alle nostre domande e ancora complimenti per Overflow.
Grazie a voi per l’appoggio che ci avete dato fin dall’inizio, per la competenza delle recensioni, e per lo spazio che ci avete offerto. Grazie alla comunità di H-M.it per l’affetto che ci ha già dimostrato e che, ne sono certo, ci dimostrerà ancora!