Ritornano dopo 4 anni dal precedente full lenght i toscani Mandragora Scream, e lo fanno con un album veramente ispirato e capace di fregiarsi a ragione dell’etichetta di Gothic Metal. “Volturna” se ne frega altamente delle mode e non cade nel tranello della facile copia, anzi, eleva i Mandragora allo status di band riconoscibile sin dalle prime note delle proprie canzoni, e scusate se è poco! In questo senso gioca un ruolo fondamentale la stupenda voce di Morgan Lacroix, la quale coccola il nostro apparato uditivo con linee vocali sempre ben costruite ed eseguite molto bene. L’unico appunto che mi sento di fare alla cantante è di migliorare un po’ la pronuncia dell’inglese che, talvolta, è troppo dura e quasi simile al tedesco a livello di intensità, anche se questo particolare porta una ventata di durezza al disco che dona ulteriore varietà ad un lavoro già di per sé magnifico. L’elemento di vera novità, comunque, è il flirt con sonorità tipiche dell’elettronica e dell’industrial (“The Seagull’s Creed” è l’esempio più lampante in questo senso), generi che i Mandragora Scream miscelano al loro sound senza mai esagerare, rendendo la corporatura delle composizioni ancora più solida ed evolvendo, di conseguenza, la propria gamma di colori e sfumature.
Insomma, il quarto album dei toscani rappresenta un notevole passo avanti per la loro concezione del termine “gotico” e, sinceramente, non mi sarei potuto aspettare di meglio da una band che ha sempre dimostrato di voler perseverare con un sound personale in un panorama altamente standardizzato ed inflazionato. “Volturna” arriva, quindi, a portare una necessaria ventata d’aria fresca e sono convinto che gli elogi non tarderanno ad arrivare per i suoi autori, visto che si tratta di un prodotto altamente competitivo anche a livello internazionale. È sufficiente il fatto che, proprio per promuovere il nuovo arrivato, i Mandragora Scream seguiranno in tour i The 69 Eyes lungo i palchi di tutta Europa.
Infine vale la pena spendere qualche parola sulle due cover presenti, ovvero “Bang Bang” e “Fade To Grey”, rispettivamente di Cher e dei britannici Visage. Nel primo caso devo dire che, nonostante non sia stato stravolto più di tanto lo spirito dell’originale, il risultato è ottimo e veramente calzante con l’atmosfera presente nel disco, mentre per quanto riguarda il secondo pezzo, esso risulta talmente convincente da sembrare quasi una canzone composta per l’occasione dalla band. Insomma, due valori aggiunti ad un album di per sé già ben riuscito.
Ora, se siete arrivati fino al fondo di questa recensione, è perché non avete capito che “Volturna” è un lavoro da avere, che siate o meno appassionati di metallo a tinte gotiche e dark. Che cosa state aspettando, quindi a farlo vostro?