Non è stato facile recensire “How The World Came To An End”… certo, non mi aspettavo un disco semplice ed immediato dai Manes, tuttavia non pensavo nemmeno di trovarmi così in difficoltà! La band continua ad essere quella creatura mutevole che è sempre stata, proseguendo nella propria incessante evoluzione e stupendo sempre. La base di partenza del nuovo disco si trova sicuramente nelle sperimentazioni elettroniche provate dai Manes negli ultimi anni, tuttavia ci sono stati diversi stravolgimenti, tra tutti si nota particolarmente la sparizione delle influenze jungle, che hanno lasciato spazio ad influenze trip hop e persino hip hop (genere che aleggia pesantemente tra le tracce di questo disco). La caratteristica principale di “How The World Came To An End” è una contemporanea presenza di elementi contrastanti: come le innovazioni sono state tutte innestate sulla proposta musicale precedente, così il disco è molto eterogeneo eppure i pezzi danno una sensazione di unità. Credo che il contrasto sia proprio quello che cercava la band e un buon esempio mi pare sia “Come to Pass”, dove ci sono diversi pezzi rappati che richiamano i rapper più “grezzi” eppure per alcune strofe la lingua utilizzata è un delicato francese (ovviamente questi momenti rappati sono ad un certo punto accostati ad un andamento molto più elettronico ed oscuro)… Per darvi un’idea di quanto il disco sia vario pensate che “I Watch You Fall” sembra una versione più acida dei Police più atmosferici, “Nobody Wants the Truth” ha un forte gusto alternative e “My Journal of the Plague Years (Fuckmensch Warmensch)” ha invece un andamento paranoico dalle atmosfere industrial, ma sappiate che tra le tracce si trova molto altro ancora (per esempio l’opener “Deeproted” è un pezzo molto bello che si avvicina a quelli di “Vilosophe”). Come avrete ormai intuito “How The World Came To An End” è un disco decisamente ambizioso (si veda anche la lunga lista degli artisti che hanno partecipato alla sua realizzazione), tuttavia riesce nel suo intento, nonostante presenti qualche momento un po’ sottotono come la lunga “Transmigrant”. Non aspettatevi comunque di assimilarlo subito, i primi ascolto per me sono stati deludenti, ma poi la nuova creatura dei Manes è cresciuta sempre di più ed è stata capace di mostrarmi il suo valore (nonostante le influenze hip hop, genere che personalmente non apprezzo molto).
Nonostante i dubbi e la difficoltà incontrate nel recensire questo disco alla fine ho deciso di assegnare un 4/5 a “How The World Came To An End”, perchè il coraggio va premiato. Forse il disco non è perfetto e forse è un po’ troppo pretenzioso, tuttavia non si può non rispettare una band che osa mutare ad ogni nuovo lavoro offrendo sempre una proposta che riesce ad apparire sincera. Se vi piacciono le sperimentazioni e non avete paura di affrontare un album poco immediato ma “sostanzioso” potreste fare un pensierino a questo album, mentre se vi piacciono i Manes l’ascolto della loro ultima fatica è semplicemente caldamente consigliato.