I Manowar. I Manowar.
Ormai avrete già letto almeno 4-5 recensioni in giro per il web o sulle riviste cartacee di questo nuovo album dei 4 Re newyorkesi. Inoltre tutti ormai sappiamo come sono i Manowar, e quasi tutti hanno preso una posizione nei loro confronti.
Badate bene, non esistono solo “li amo” o “li odio” (anche se il nostro sondaggio attuale sembrerebbe dire il contrario ^_^), ma si può essere anche più diplomatici nei loro confronti. Io non nego di apprezzarli molto, di adorare lo spirito goliardico con cui affrontano il mondo e la musica, e non riesco a non sorridere ogni qual volta leggo un’intervista ai due front-men Joey ed Eric.
Però non è che li adori anche al punto di accettare una qualunque loro schifezza come suprema opera del più vero, genuino, duro&puro, fottuto heavy metal.
Certi loro album, diciamocelo chiaramente, lasciano il tempo che trovano; altri invece, come i primi 4, sono assolutamente fenomenali.
E questo nuovo Warriors of the World come si pone? Cosa possono ancora darci i Manowar nel 2002?
Risposta semplice: sicuramente ci possono dare ancora un buonissimo disco che si erge sopra gli ultimi lavori! Ottimo riffing da parte di Karl, il solito Joey con il suo “basso”, Scott che pesta come un dannato ma sa anche farsi più delicato… e una grandissima prova dell’Ugola d’Oro del metal Eric Adams!
Il CD – venduto solo in digipak – si apre con le mani… ehm… si apre con la epicheggiante Call for Arms, un intro davvero azzecato; subito dopo è la volta di The Fight for freedom, buon mid-tempo con aperture più cariche… ma non posso non saltare subito alla terza traccia, ovvero una delle due chicche dell’album (leggasi cover). Un qualcosa che i fans italiani hanno già sentito in passato: la versione Manowar-oriented della più famosa aria Pucciniana, il Nessun Dorma. A mio avviso è un’interpretazione riuscita davvero molto bene. Certo, è un pezzo che farebbe figura in ogni caso, e sicuramente gli appassionati di classica storceranno non solo il naso ma anche la bocca, le orecchie e quant’altro, tuttavia Eric e soci riescono a ricreare un ottimo feeling.
Swords in the Wind è forse il pezzo che meno mi attrae fra le 7 canzoni presenti (due infatti sono solo brevi strumentali). Tutto il contrario è invece An American Trilogy, seconda cover dell’album, che ti fa pensare che sia forse arrivato l’Armageddon.
Perchè mai e poi mai ci si sarebbe aspettati di trovare una canzone simile coverizzata dai Manowar, con intrecci vocali e chitarristici tanto splendidi quanto fin’ora sconosciuti su certi album.
Ok, è una cover, non l’hanno scritta loro, anche se è comunque sempre di un Re, quello più famoso: Elvis Presley. Ma in ogni caso… tanto di cappello ai Manowar!
E’ quindi già il tempo del gran finale tirato, con quattro canzoni potenti e sparate una dietro l’altra. Forse sarebbe stata auspicabile una track-list diversamente ripartita, ma non si può avere tutto. La migliore delle quattro è senza ombra di dubbio la prima, la quasi title track. Epica, cadenzata, un testo dannatamente “live”, già mi/ci fanno pregustare i momenti dell’imminente Gods of Metal 2002. Assolutamente favolosa.
Sempre su ottimi livelli è anche Hand of Doom, dove la fanno da padrone doppia cassa, sweep veloci e un ottimo bridge.
House of death è in senso assoluto la più cattiva e oscura, però si perde un nel finale risultando un po’ troppo prolissa… peccato perchè comunque il ritornello ti porta a gridare assieme a Eric un fortissimo “DIEEE!! DIEEE!!”.
Anche qui si prevedono massacri in sede live.
Chiude l’album Fight until we die, sempre veloce, con una bella linea melodica in cui si strilla alla grande! Promossa sicuramente.

Ok, siamo in fondo… ormai avrete capito se l’album fa per voi oppure no. Anzi, molto probabilmente lo sapevate già da prima… quindi, se siete fans, compratelo a occhi chiusi!
C’e’ anche un’edizione speciale con cofanetto in legno con tanto di true timbro e targhetta nel più puro metallo, non potete lasciarvela scappare. Se invece non siete fanatici sino a questo punto, compratelo ugualmente perchè sono certo lo apprezzerete molto lo stesso.
Infine, se proprio li odiate, provate a darci un ascolto… o magari vi “convertirete” anche voi al culto dei Kings of Metal!

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