A due soli anni di distanza da “Aeronautics” tornano i Masterplan con un nuovo disco che senza troppi problemi continua a percorrere la strada intrapresa con i due precedenti album in studio dei nostri. Sicuramente la novità più importante di “MK II” è proprio la piccola rivoluzione che c’è stata all’interno della band di Grapow: Jorn Lande ha, infatti, abbandonato per dedicarsi ad altri progetti così come Uli Kusch. Niente paura, Mr. Grapow non si è perso certo d’animo e ha sostituito i due dimissionari con l’ex Riot Mike DiMeio e con Mike Terrana.
Dal punto di vista musicale non è invece cambiato nulla e i Masterplan ci sciorinano il classico dischetto di power tedesco realizzato e suonato in maniera eccellente con canzoni parecchio orecchiabili e zuccherose che si vanno a piazzare subito in testa proprio come capita con le iniziali “Warrior’s cry” e “Keeps me burning”. I brani non brillano certo di originalità, anzi, viaggiano quasi tutti sulle stesse linee conduttrici con riff piuttosto uguali l’uno con l’altro ma capaci tuttavia di tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore. Leggermente sottotono sono canzoni come “Take me over”, dal tiro piuttosto oscuro che lascia spazio solo alcune volte a brevi interventi più ariosi e solari e “Call the gipsy” che sebbene siano brani certamente non da buttare mancano di quella scintilla che brillava nei pezzi ascoltati prima.
Non c’è quindi nient’altro da dire su questo disco. La formula che Grapow ci suggerisce ancora una volta è la stessa che avevamo già avuto modo di assimilare con “Aeronautics” e con il loro debutto. Un disco più che buono, non di certo originale, ma che si lascia ascoltare senza troppi problemi e che saprà regalarvi dei sinceri momenti di divertimento. Se non avete mai sentito i Masterplan il mio consiglio è quello di andare ad acquistare “Masterplan”, a mio avviso il miglior disco della breve discografia dei nostri.