Tornano i Messiah’s Kiss che, dopo il mezzo passo falso del precedente “Metal”, ci regalano un disco ottimamente composto e suonato. Prodotto, come il debutto, da Herman Frank, questo nuovo “Dragonheart” si rivela come un concentrato di heavy metal granitico e possente con suoni moderni ma con riff e ritmiche che rimandano alla mente Judas Priest ed Accept in primis per ricollegarsi poi a band più attuali come Primal Fear e Gamma Ray durante l’esecuzione di brani come “Babylon”, “Dragonheart” e la splendida “Thunders of the night”.
La struttura delle canzoni è spesso vincente, i riff sono strutturati in maniera tale da colpire subito nel segno, nonostante la loro banalità, e sin dall’opener “The ancient cries” la band riesce a coinvolgere e a conquistare l’attenzione dell’ascoltatore grazie a ritornelli azzeccati che si piazzano subito in testa e ad un Mike Tirelli potente ed incalzante, autore di una prova vocale davvero niente male. Le influenze ottantine dei Messiah’s Kiss escono fuori senza problemi durante lo scorrere dell’album e già da “Where the falcon’s cry” i nostri ci regalano una sorta di tributo al passato che va a coronarsi con la mini suite “The ivory gates”, brano articolato e complesso che vede un ottimo lavoro sia dal punto di vista degli arrangiamenti sia da quello tecnico/compositivo.
Questa nuova release dei Messiah’s Kiss non è assolutamente nulla d’innovativo. Aspettatavi quindi niente altro che puro heavy metal, veloce e diretto con suoni potenti e roboanti. Questa è la formula vincente di un album che, sebbene non brilli certamente d’originalità, riuscirà in ogni modo a farsi apprezzare, a mio avviso, da una discreta fascia d’ascoltatori.