È attraverso un’oscura quanto epica voce che i Metalium aprono le danze di “As One”, quarto capitolo della loro carriera musicale iniziata ormai anni or sono. Il gruppo tedesco, si muove come suo solito su sonorità power/speed a loro tante care, dove le accelerazioni e la melodia sono gli ingredienti fondamentali.
I quattro metaliani sono in forma splendida, il cantato di Henning Basse è sempre superlativo e incredibili sono le note che riesce a raggiungere, la sezione ritmica che Michael Ehrè e Lars Ratz riescono a creare è come al solito devastante e compatta, mentre le chitarre ci regalano ritmiche al fulmicotone, assoli velocissimi e tecnicissimi… tuttavia c’è qualcosa che non funziona. Se proviamo ad analizzare “As One” più in profondità e prestiamo maggiore attenzione alle soluzioni stilistiche e musicali che il combo tedesco utilizza ci rendiamo conto che il loro nuovo lavoro risulta essere abbastanza piatto.
I Metalium hanno un gran pregio a mio parere: quello di saper mascherare con gran abilità una certa scarsezza a livello compositivo. La prima volta che inseriamo “As One” nel nostro lettore, veniamo investiti da un muro sonoro devastante e di grande impatto.. ma con il susseguirsi degli ascolti purtroppo ci si rende conto in realtà che tutti i brani sono strutturati bene o male nella stessa maniera.
Sembra che questo nuovo platter sia stato creato in maniera tale da generare un notevole riscontro finanziario dalle sue vendite. Si cerca cioè di far nascere una specie di amore a prima vista e quindi di convincere la maggior parte della gente all’acquisto del disco salvo poi in realtà rivelarsi assolutamente inutile e prevedibile nei successivi ascolti. Sono, infatti, rimasto letteralmente stregato dal sound e dai pezzi trascinanti che i Metalium propongono in “As One”, ma con il passare del tempo mi sono reso conto di quanto questi sono effettivamente tutti uguali l’un l’altro.
Forse questi brani faranno letteralmente sfacelo dal vivo generando un impatto sonoro veramente devastante, ma purtroppo su disco risultano essere piatti e dopo un po’ la noia subentra all’euforia dei primi ascolti.
L’opener “Warrior” e la successiva “Pain crowless in the night” sono due autentiche Metalian’s song, velocissime e melodiche in cui la voce di Basse è altissima e i picchi che raggiunge hanno quasi dell’inverosimile!”No one will save you” è forse il pezzo che più mi piace tra tutti e 12 in cui un ritornello in pieno stile happy metal domina incontrastato la scena e scatena il pogo più selvaggio sulle mura casalinghe (chissà quanto resisteranno ancora?) ma purtroppo questi sono solo episodi isolati. “Find Out” è una composizione disarticolata che non riesce a scorrere in maniera fluida, “Illuminated” è un inutile mid tempo, che nonostante la ritmica cadenzata stenta a decollare: lunghissima e ripetitiva soprattutto nelle strofe e nei ritornelli che sono replicati tantissime volte durante il suo trascorrere.
Il gruppo schiaccia di nuovo sull’acceleratore e con “Athena” ripartono a velocità insostenibili fino alla conclusione del disco passando attraverso “Power strikes the earth” e “Goddes of love an hate”, pezzi velocissimi con continui cambi di tempo, intermezzi più cadenzati e melodici ma che alla fine risultano dire ben poco ad un ascoltatore più attento ed esigente.
Insomma per finire i Metalium sembrano essere diventati l’ombra di se stessi e mi spiace davvero dirlo in quanto i primi due album mi hanno fatto emozionare in maniera incredibile.
Consigliato solo ai fan più affezionati del gruppo tedesco…altrimenti spendete i vostri soldi in altre produzioni maggiormente convincenti.