Non so voi, ma i Metalium mi sono stati sempre fin troppo simpatici e interessanti. Immaginate quindi la gioia nel trovarmi a recensire un album di questo gruppo, che nel mio cervello mi ricorda tante sfuriate giovanili che difficilmente potrei ripetere.
Grande inizio con accostabile tributo ai Judas Priest e per chi conosce i Metalium uno dei mastodontici grandi intro che offrono all’album la giusta carica con “Heavy Metal”. Alzate subito lo stereo, che si spacchino le vetrate di casa nostra, perche’ da questo momento solo musica maledettamente heavy. Il tempo di illudermi ma “Light Of Day” non continua sulla scia della prima song, infatti non sara’ una brutta canzone, ma molto scontata e priva di novita’ come la stessa “Pay The Fee” nella falsa riga del pezzo precedente. “Pharos Slavery” invece è molto ruffiana, ed esprime quello che riescono a fare meglio con i loro suoni maledettamente granitici e potenti. Con “Falling Into Darkness” e “Alone” ecco il meglio della band, con bordate di suoni pieno di melodico mistero arricchite dall’ugola che da sempre contraddistingue i concept album, i ritmi, le velocita’ dei riff, gli assoli, i cori, e le loro particolarita’ power metal, la batteria martellante, i “Crimson Glory” di “Astronomica”. Spazio anche alla classic ballad molto bella e spacca lacrime “Borrowed Time”per ritornare nuovamente a scenari che si addicono alla band con una canzone dai ritmi accelerati piena di splendide cavalcate metalliche. Finale incandescente con “Lonely”.
I Metalium sono da sempre una conferma dell’heavy metal piu’ teutonico, compresi i repentini cambi di line-up, concept, umori e pensare che dopo aver acquistato il loro primo album non avrei mai giurato minimamente di pensare che 10 anni dopo avrei ascoltato con gradimento piu’ assoluto ancora una volta la loro pur sempre grande musica.