Attivi ormai da quasi un decennio sulla scena metal, i Methedras sono una band che ha maturato non poca esperienza grazie anche ad una tanto intensa quanto costante attività live. A conferma di una maturità ormai pienamente raggiunta arriva “Recursive”, lavoro autoprodotto davvero completo e per il quale è comunque limitativo parlare di demo dati l’approccio da full lenght con cui è stato composto e la ricchezza dei contenuti dello stesso. Nove tracks di furioso thrash-death di stampo americano ispirante all’headbanging più frenetico e spietato. Le influenze di guru del genere in questione ci sono e si sentono ma, per merito della band milanese, sono spesso e volentieri ben offuscate dalla vistosa personalità dei cinque. La capacità fondamentale dei Methedras è, infatti, quella di riuscire a spingersi oltre la forma canonica già “seminata” da altri, aggiungendo elementi cari al death di matrice più tecnica e creando una miscela piacevole ed a tratti anche originale. Il voto non eccellente all’album oggetto della recensione è dovuto ad una produzione che, sebbene sia sempre un lusso nei lavori autoprodotti, è certamente migliorabile soprattutto nel bilanciamento dei volumi e ad una sensazione di forzatura ravvisata in alcuni soli. Le capacità tecniche ci sono e sono ben evidenziate ma talvolta sconfinano in una voglia di strafare che porta gli individualismi dell’ottimo Eros Mozzi ad essere leggermente invasivi per l’armonia dei brani. Buono il growl del singer Claudio Facheris la cui dote migliore è la grande espressività mostrata in song come “Time To Die” e “The Denied God” e sulla quale consiglierei di puntare in futuro. “Recursive” è, insomma, un lavoro non immune da difetti ma che riesce a mostrare grazie anche al gran numero di tracks in esso contenute le cristalline qualità di una band sicuramente meritevole di attenzione.