Ecco un disco che fara’ sicuramente discutere molto. “Kiske” e’ il nuovissimo lavoro solista del celebre ex cantante dei teutonici Helloween, le note “zucche” che annoveravano proprio il biondo singer all’epoca dei fortunatissimi primi due episodi di “Keeper of the seven keys” (concetto ripreso di recente con il terzo episodio della serie). Se avete bene in mente quei dischi avrete un quadro piuttosto preciso dello stile del nostro, parti vocali altissime, squillanti e veloci, roba che al tempo ha fatto scuola. Cosa e’ successo in seguito? Semplice i rapporti all’interno del gruppo (da sempre piuttosto difficili a causa del caratteraccio di alcuni componenti, Weikath in testa) si sfaldarono anche con lui, ma gli Helloween fecero giusto in tempo a registrare il sottovalutatissimo “Chameleon” prima di sostituirlo con Andi Deris (che personalmente apprezzo molto meno di Kiske). La carriera solista di Kiske ricomincia proprio dove si era interrotta con il disco di cui sopra, soprattutto dal punto di vista stilistico.
Ma di cosa sto parlando? Semplice, Kiske e’ uno di quegli alfieri del metal (o meglio ex alfieri) che vengono troppo spesso tacciati di essere ‘traditori’ per il solo fatto di aver scelto, ad un certo punto della loro carriera, di variare la loro proposta artistica. A tre anni di distanza da “Chameleon” infatti usciva “Instant Clarity” (da pochissimo ristampato proprio dalla Frontiers con nuovi brani e alcune bonus track) e furono in molti a rimproverargli di aver messo da parte il metal. Dal canto mio ritengo la sua scelta non solo condivisibile ma anche coraggiosa visto che, dal punto di vista economico, avrebbe fatto sicuramente piu’ successo se avesse continuato a strillare in ogni singolo brano piuttosto che darsi ad un genere diverso e, soprattutto, con un tipo di cantato completamente differente. “Kiske” e’ un lavoro maturo, partorito da un artista che sa perfettamente dove vuole andare e cosa vuole fare. Non stiamo certo parlando di un capolavoro epocale ma di un’ottimo disco rock, ricco di ottime canzoni interpretate alla grande da un Kiske diverso si, ma ancora capace di regalare emozioni, diverse da quelle che elargiva ai tempi di “I’m Alive” o “Eagle Fly Free”, ma pur sempre interessanti ed artisticamente valide, piu’ personali ed intime, cosi’ come i testi. I brani presenti in questo disco omonimo si destreggiano piu’ o meno tutti su un rock dai toni acustici, c’e’ un pizzico di malinconia unita ad un gusto ritmico tipico di certe produzioni americane. Se volete ascoltare qualche brano esplicativo vi potrei consigliare l’opener “Fed By Stones” o la bella “Truly”, sufficienti entrambe per capire a cosa puntano Kiske e questo suo nuovo lavoro.
“Kiske” e’ un disco da ascoltare, se cercate un compagno per l’imminente estate probabilmente la sua indole vagamente malinconica lo renderebbe non adattissimo, tuttavia il valore e’ tale da renderlo appetibile a tutti quelli che non ascoltano musica come se fossero su una autostrada completamente diritta e senza uscite. A me e’ piaciuto, ripeto non un capolavoro ma un gran disco di puro e semplice rock.