I Symphony X sono da sempre una delle mie band preferite, e forse sono i soli che riescono tramite le loro canzoni a farmi vivere emozioni incredibili unite a momenti di vera e propria esaltazione; ecco perché senza alcun indugio ho deciso di fare mio questo “Enter by the twelfth gate” primo disco solista scritto e suonato interamente (ad eccezione di “Scribian Etude OP. 42 no5”) dal loro tastierista, Michael Pinnella. Come già fece Romeo anni addietro con il suo fortunato “The dark chapter”, Pinnella ci propone tredici canzoni che bene o male ricalcano l’impronta musicale che caratterizza i Symphony X senza però l’ausilio della chitarra e della voce cosa che penalizza alquanto tutti i pezzi. Le composizioni quindi sono un po’ sterili e sicuramente sotto tono complice anche una drum machine a tratti veramente fastidiosa. Dopo la buona opener “The white room” che ricorda molto da vicino alcuni passaggi presenti su “V – the new mithology” tutti i restanti brani risultano piuttosto deludenti e si riassumo in semplici esercizi per pianoforte rendendo quindi l’intero album piuttosto freddo e poco esaltante. Penso che l’idea di Pinnella sia quella di riuscire a fondere insieme la musica classica per pianoforte alla musica proposta assieme ai Symphony X: purtroppo l’esperimento riesce solo per metà in quanto molti pezzi risultano “vuoti”, mancano in altre parole di quella scintilla che permette ad un album strumentale di decollare e tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore e solo in alcuni momenti ci troviamo di fronte ad un Pinnella veramente ispirato che riesce a regalarci emozioni incredibili come accade per esempio nella conclusiva “Cross the bridge”.
Mi spiace quindi dover bocciare questo album, ma purtroppo è solo uno sfoggio inutile di tecnica per piano unita a soluzioni musicali che si avvicinano (ma non troppo) alla proposta musicale della X. Consigliato solo agli amanti dei Symphony che per nulla al mondo si lascerebbero scappare qualcosa che ha a che vedere con i cinque del New Jersey.