Clinic svoltasi ieri sera presso l’Audiodrome di Moncalieri (TO)
Un fantastico incontro con il più volte riconosciuto WFD (World’s Fastest Drummer) che per circa 90 minuti ha dato un significato globale allo strumento “Batteria”.
Raccontandovi questo evento, sarà inevitabile non soffermarsi sulla parte tecnica, d’altro canto quello di ieri non era un nome leggero.
Mike è uno dei musicisti più apprezzati nell’ambito metal e non solo, attuale drummer dei Dream Theater, ma anche ex membro di molti altri nomi importantissimi, fra i quali citiamo soltanto gente come gli Annihilator, gli Extreme, e Steve Vai.Clinic davvero originale, Mangini si è presentato come una persona simpatica, e decisa.
Totalmente assenti “per fortuna” i momenti in cui si chiede ai partecipanti “avete domande da fare?” dopo i quali normalmente ci sono i 3minuti di silenzio e poi il musicista comincia a suonare qualcosa.
Mike ha messo sul tavolo un bel discorso tecnico-personale sulla musica, immaginata, vista ed infine creata attraverso la batteria.
Inizia dicendo.. Ora suonerò qualcosa a caso, in questo momento non avrò idea di dove andare, lascerò soltanto che la musica scorra, dopo vi spiegherò cosa è successo.
Al termine di questi due minuti di drumming, per lo più un riscaldamento, comincia a spiegare quello che per lui è la concezione musicale, tirando fuori una tabella composta da varie colonne, sulle quali si leggevano dei numeri, delle divisioni metriche, delle note, dei suoni e dei generi musicali, che messe insieme formavano una sorta di equazione matematica.
Messa in parole umane, il suo discorso era..
c’è una serie di numeri (ad esempio i colpi sul rullante) che io eseguo, seguendo la melodia di una chitarra magari, questa si muove su note acute o gravi, alle quali io associo un componente della batteria.
Roba strana dite? Si in effetti per chi non suona, poteva essere davvero tosta da seguire, tuttavià Mike scherzando con espressioni da personaggio Disney ha messo insieme tutto quello schema contando gli hit eseguiti, un po’ in inglese e un po’ in italiano e al termine tutto tornava. in questo modo, saltava fuori fantasticamente una base Latin, Metal, Jazz o Funk.
Ovviamente si diventava alti 2cm quando ti faceva vedere come rendere indipendenti gli arti, eseguire tempi e accenti diversi per ogni braccio e gamba, con la stessa facilità con cui un essere umano normale alza un bicchiere di birra.
Una delle cose che però mi ha più colpito, oltre quella sottospecie di ciabatte siliconate gialle fosforescente che si muovevano sui pedali :-) è stato il modo in cui ha spiegato, forse con tono anche un po’ paterno, il lato umano dell’essere musicista.
Probabilmente alcuni l’avranno percepito come un po’ presuntuoso, perché ha espresso in modo chiaro e deciso il concetto del “ Non si diventa un musicista serio se si fanno le cose a metà, o se si crede di poter stare legati solo ad una parte della musica”
Durante il periodo in cui i Dream facevano le audizioni per sostituire Portnoy, raccontava che un sacco di drummers d’eccellenza, suonavano al meglio, ma senza quella piccola componente extra .
“Da ragazzino passavo una grande parte del tempo studiando tempi inusuali e modi per rendere indipendenti braccia e gambe“
Pensava perché lo sto facendo? Potrei imparare bene tanti brani e diventare una bomba su uno stile in particolare.
Ma continuavo a portare avanti quegli studi e alla fine un giorno tutto quello mi servito.
La musica è fatta di tutto, potrai usarne solo una parte, ma devi conoscerla tutta, perché prima o poi ti servirà tutta.
Perole semplici, concetti semplici e musica impossibile.. ecco a voi Mike Mangini :-)
Grazie all’Audiodrome e a tutta l’organizzazione per questa fantastica clinic.