Buon debut per i casertani Mind Colour, gruppo prog metal oramai giunto all’ottavo anno di attività, anche se, in sincerità, devo dire che mi ha lasciato interdetto ben più di una volta durante i molteplici ascolti…
Ma cominciamo pure dal principio: i quattro musicisti coinvolti (i due tastieristi si alternano) sono tutti quanti a ottimi livelli (specialmente il chitarrista che, oltre ad una gran tecnica possiede un bel gusto per le melodie… meno male che non esistono solo novelli Petrucci al mondo!) e ne fanno uno sfoggio “massivo” durante le dieci canzoni mentre, per il cantante, faccio discorso a parte: la timbrica (simile a quella di Matos sulle note acute), proprio non riesco ad apprezzarla a pieno (ma con questo non voglio dire che il buon Raffaele De Lucia non sia bravo, anzi!). Va da sé dunque che apprezzo maggiormente le parti strumentali, specie quelle dove Alfonso Ferrara si dedica in particolar modo a creare melodie con la sua sei corde, mentre quelle cantate non riescono proprio a prendermi, se non in alcune canzoni (vedi Scent Of Life e The Master). Sono molto belli gli intermezzi lenti e riflessivi, mentre in futuro lavorerei un po’ sulla melodia dei ritornelli visto che, al quinto ascolto, ancora non riesco a ricordarne uno!! Un altro consiglio è quello di ridurre le parti strumentali che, per quanto belle, sono un po’ troppo lunghe e strabordanti di soli (alla lunga disperdono l’attenzione..) e di rendere i brani più diretti o magari lavorare sulla struttura stessa delle canzoni.
Per darvi qualche punto di riferimento, i Mind Colour ricordano in alcuni punti i Symphony X, in altri i Dream Theater (ma fortunatamente non troppo spesso!), infarcendo il tutto con spunti personali dal sapore sinfonico.
Sono convinto che in futuro faranno molto parlare di sé (in senso buono, ovvio!!)!