Quinto lavoro per i tedeschi Mob Rules, disco che viene alla luce dopo alcuni cambiamenti d’organico (l’arrivo del chitarrista Steve Lüdke e del bassista Markus Brinkmann), ma che tutto sommato non si discosta molto dal solco tracciato dai precedenti lavori, cioè da quel power ora più progressive ora più symphonic che ha evidenziato sempre la grande perizia tecnica dei componenti e il buon gusto nelle melodie dei compositori ma che non ha mai brillato eccessivamemte per originalità e per creatività.
La novità più consistente di questo “Ethnolution A.D.” è l’apprezzabile suite iniziale di cinque brani più intro che tratta dell’incontro di etnie, credenze e culture diverse del mondo odierno, e dei contrasti, spesso anche feroci e sanguinosi, che ne conseguono. Un tema impegnativo, diverso dai soliti temi a la Dungeons And Dragons cui sono soliti ispirarsi i gruppi appartententi al genere in questione, che sebbene quì e là non manchi di richiamare alla mente gruppi più conosciuti (in primis gli illustri Savatage), è pur sempre affrontato e sviluppato musicalmente con lodevole partecipazione (la sofferta chitarra di “Veil Of Death”) e intelligenza e gusto senza scadere in barocchismi eccessivi e stucchevoli (“The Last Farewell” e, soprattutto, “Ashes To Ashes”). Completano il disco altre sei tracce anch’esse piacevoli, ora più power-oriented (“River Of Pain” e “New Horizon”) ora più orchestral-sinfoniche (“Day And A Lifetime” e la conclusiva “Better Morning”, abbozzata dai Mob Rules e poi sviluppata dallo stesso Chris Wollf di Rage-iana memoria) e le influenze orientaleggianti di “Ain’t The One”.
Insomma, non si grida certo al miracolo ma i Mob Rules sanno sicuramente come comporre belle canzoni ed hanno confezionato un disco formalmente perfetto. I fan e gli appassionati del genere possono andare tranquilli.