Questa volta mi hanno fatto aspettare ben 4 anni (se tralasciamo la raccolta demo + live “Enslaving The Masses”) per ascoltare del nuovo materiale e già temevo per le sorti di questo immenso gruppo, o almeno di Lee Harrison, l’unico membro fisso dagli esordi e giustamente leader della death metal band floridiana.
Ultimamente ho considerato i Monstrosity come una specie di “palestra” per i nuovi talenti, visto che in passato hanno fornito chitarra e voce ai Cannibal Corpse (conoscete un certo “Corpsegrinder” Fisher?) e recentemente anche un chitarrista ai Morbid Angel. Ma torniamo alla loro musica e parliamo del loro nuovo, potentissimo “Rise To Power”.
Il tempo è passato ma il gruppo è ancora capace di stupire per un songwriting sempre originale e un sound molto caratteristico e riconoscibile. Ad un primo ascolto mi sembra che riprendano a grandi linee il discorso lasciato tempo fa con il bellissimo “In Dark Purity”, almeno per quanto riguarda l’atmosfera generale e i suoni di chitarra, registrati ad arte come al solito.
Ottima la scelta di iniziare con “The Exordium”, una song che racchiude in maniera splendida la musica proposta dal gruppo, con ottimi riff di chitarra accompagnati dalla metronomica cassa del grande Harrison, stacchi violenti e velocissimi, seguiti da ritmiche mid tempo e assoli piu’ o meno melodici.
Dopo le classiche song “Awaiting Armageddon” e “Wave Of Annihilation”, è la volta della strumentale “The Fall Of Eden”, con una parte acustica arpeggiata e un breve solo, che precede il massacro di “Chemical Reaction” e “A Casket For The Soul”, le altre grandissime song dell’album, piene di riff a volte complicati e di passaggi veramente esaltanti, dove spicca Molina con il suo grandissimo growling alternato ad urla disumane. La title track invece è molto lenta, cadenzata, quasi a voler far respirare l’ascoltatore, e ad essere sinceri, non mi è piaciuta granchè, senza pero’ togliere merito al lavoro complessivo dell’album.
“Visions Of Violence” ci riporta nuovamente all’aggressività e velocità del gruppo, sempre capace di scrivere canzoni molto articolate e mai monocorde. A concludere il cd ci pensa la rumorosissima “Shadow Of obliteration”, in cui i feedback di chitarra vengono fatti durare per oltre 8 minuti (difatti mi incuriosiva il fatto che durasse ben 12 minuti!).
Questo gruppo non finirà mai di stupirmi per la sua bravura (o almeno, per spiegarmi meglio, scrive cose che mi entusiasmano ogni volta) e finalmente sono riusciti a farsi anche distribuire da una grande etichetta in modo da farsi conoscere meglio, anche se tra i fan del genere godono già da molti anni di un’ottima reputazione. Bentornati!