Non è un nuovo album, non è una semplice raccolta. A distanza da più di un anno dal riuscito e controverso ‘Memorial’, in cui i Moonspell mostravano di non aver mai abbandonato le proprie radici musicali, la più famosa metal band portoghese torna con una release che quel passato torna a rinvangarlo con forza ed orgoglio.
Dieci brani tratti dal periodo pre-Wolfheart, registrati completamente da capo e recanti l’inconfondibile etichetta di ciò che per molti è l’essenza dell’acronimo Moonspell. Un’uscita che, al contrario di ogni semplicistico giudizio, risulta di un’utilità disarmante nello spolverare sensazioni occultate da registrazioni deficitarie del mini-cd ‘Under The Moonspell’, del demo ‘Anno Satanae’ e del brano spaiato “Serpent Angel”. Prodotti noti da tempo che qui riescono ad acquisire nuovo fascino e luce, grazie alla brillantezza di una produzione spettacolare ed alla coerenza dei nostri nel non cambiare una virgola rispetto alla composizione dei brani originari. Diventa così di un piacere incommensurabile l’ascolto di una trafila lunga e variegata che, oltre a mostrare le transizioni artistiche dell’eccezionale band in questione, è testimone di una “mano” che rimane inconfondibile in qualunque vesta assuma. E’ questo il valore aggiunto di un lavoro che riesce a mantenere la propria anima passando dall’oscurità patriottica dei primi brani, all’atteggiamento più aggressivo dei successivi tre fino a toccare l’apice con “Serpent Angel”, primo brano creato da Fernando e soci nei tempi in cui si facevano chiamare Morbid God (1992). A distanza di più di quindici anni, la band torna sui propri passi mostrando ai più ineluttabili verità sulla paternità di certe sonorità. Un viaggio suggestivo, completo, di qualità eccelsa che riesce quantomeno a dare un senso a ciò che, in molti altri casi, sarebbe risultata l’ennesima inutile uscita vomitata dal mercato. Questioni di classe.