Questo Garland Of Tears è un album che richiede più ascolti per essere apprezzato. Nonostante si autodefinisca un’opera doom/death, non si tratta certo di doom alla Candlemass, ma di un metal melodico, malinconico, con punte di death. Per definirsi doom non basta rallentare, è necessario creare un’atmosfera pesante e inspiegabile che o c’è o non c’è. Inoltre, non basta suonare una marea di strumenti, che si leggono sul libretto del cd ma che non ho riportato in toto per ciascun band member, per essere originali e rimanere impressi nella mente dell’ascoltatore.
Detto questo però l’album degli inglesi My Silent Wake è a tratti originale, piacevole e di alto livello tecnico. La prima Tunnels è forse anche la migliore del disco, lunga ben 11 minuti. Colpisce il testo molto triste ma allo stesso tempo foriero di speranze, come spiegano i My Silent Wake: alla fine del libretto vi è infatti una dedica commovente a coloro che hanno pensato di suicidarsi, in cui si ricorda che per quanto possa essere lungo il tunnel, alla fine si vede sempre la luce.
Molto soft la successiva Cruel Grey Skies, però come melodia è accattivante e si allaccia abbastanza a Fall Of The Flightless, anch’essa dai connotati lenti e malinconici anche se sprovvista della tragicità del doom.
La più tetra e pesante tra tutte forse è By My Own Hand, in cui le note e i toni in effetti si avvicinano molto a creare l’atmosfera cupa richiesta dal doom. Riuscita anche Fallen Leaves
Da dimenticare invece il tentativo di brano strumentale, Pendulum, che non c’entra nulla, sembra messo lì per errore e ricorda Epica o Nightwish suonati male.
Ottima la prova vocale, sia nel pulito sia nel growl, anche se non si capisce bene a chi vada attribuita, dato che a giudicare dal line-up sono due i lead vocalists e dovrebbe figurare anche una terza voce femminile (Kate Hamilton), che però non mi pare di distinguere.
Piacevole ma troppo blando, questo Garland Of Tears si può inserire bene nel gothic metal o nel “very melodic” death, più che nel doom, ma alla fine il genere poco importa. L’importante è che un disco piaccia e rimanga impresso. I My Silent Wake ci sono riusciti con qualche pezzo, ma non del tutto.

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