Mi colpiva già dalla copertina, questo album. I richiami del rosso scuro, del nero, di triangoli psichedelici che giocavano con gli occhi, facevano già prevedere la vena stoned di questo ep, ed infatti :
Atmosfere di tempi remoti, di candele accese , di fuoco, caldo ed accogliente come la voce del cantante, che sotto effetto psichedelico da l’effetto a magnete, ipnotizzante per questo lavoro che già dall’inizio si apre in modo eccellente. Chitarra e basso sono perfetti. Percussioni, organo, mellotron assolutamente equilibrati, insomma è un viaggio:
immaginatevi di passare attraverso un deserto, di stare all’interno di Zabriskie Point (per chi conosce il film di Antonioni), di una temperatura calda all’esterno della vostra auto, ma fresca allo stesso tempo all’interno. Di immergervi completamente nella natura, quella più incontaminata. Iniziare il vostro viaggio mentale con lo sguardo rivolto verso il cielo, azzurro, come solo il pezzo di Sentry of Skies è in grado di far provare tale emozione; passare attraverso Lands Uknown, terre sconosciute, immergervi nei ritmi arabeggianti di History’s Son, pensando a terre lontane, ai luoghi della storia di quel “figlio”, aumentando di velocità il vostro mezzo a motore mentale attraverso autostrade deserte, capelli al vento, aria calda sulla faccia, il tutto condito da uno stoner alla Palm Desert ,più soft, osservati dal tramonto che pian piano si fa sempre più infuocato e sempre più tiepido: tutto questo ben di dio lo troviamo in Starchild. Ed arriviamo alla notte, su un prato e sotto un cielo stellato con Exit Theme: abbiamo finito il nostro breve viaggio come durata di tempo, ma sicuramente lungo se abbiamo intenzione di riascoltare questo disco che a parer mio, nonostante la semplicità dei suoni e la delicatezza di un disco che posso benissimo affiancare ad Underground Youth, una piccolissima venatura di Slowdive, Ancestors e Black Angels, merita di essere riascoltato più volte, perché lascia col fiato spezzato, lascia qualcosa di non concluso e spero davvero che continuino per un prossimo lavoro come questo, magari leggermente più lungo.
Se vogliamo paragonare l’intera ipnoticità del disco con una sola canzone, pensate ad un paragone come Mountain of Mars degli Electric Wizard. Sicuramente anche estimatori dei Kyuss o Hawkind non ne rimarranno delusi, questo è sicuro secondo me. Per il resto che dire: i brookliniani Naam sono perfetti nei loro toni pacati e distanti nel tempo, un trance stoner/acid blues rock assolutamente emozionante, onirico e di classe. Se siete predisposti a dischi come questo è più che consigliato, se siete predisposti a Venom e Slayer, direi di no. Ipnotico, psichedelico, rilassante, insomma davvero un trip, che rispetta il vero significato più intrinseco del termine stoner. Come dichiarato dagli stessi componenti il loro intento è quello di far risorgere una nuova era space-rock : missione compiuta per adesso.