Dai Napalm ci si può aspettare solo una cosa sicura: un album brutale e senza pietà. Ed è così che si può riassumere il loro nuovo album “Order of the Leech”. I brani sono strutturati per la maggior parte di stacchi grind, ritmiche hardcore e qualche ritmo cadenzato. E’ una struttura che si ripete per tutte e 12 le nuove songs di questo cd che, onestamente, non si distinguono molto l’una dall’altra se non dopo ripetuti ascolti. Ciò non toglie che l’album in questione è veramente buono, soprattutto per la produzione, molto potente e superba, l’ideale per mostrare appieno la loro indiscussa maestria nel genere.
Soprattutto ho trovato il mitico Barney al 100% delle sue forze con un cantato growl alla sua maniera alternato a volte a degli screaming davvero disumani (ascoltatevi Forced To Fear per rendervene conto da soli..). Tra i vari brani del nuovo album spiccano per la loro potenza la prima track Continuing War On Stupidity, ottimo apripista di questo killer album, la velocissima e indiavolata To Lower Yourself e la migliore di tutte, secondo me, Forewarned Is Disarmed, dove troviamo un elementare ma trascinantissimo riff di base. Ascoltando Lowest Common Denominator ho pensato ad un rallentamento seppur minimo, ma ho subito dovuto ricredermi per come si accelera verso la fine.
Qui le canzoni si susseguono una dopo l’altra senza neanche un attimo di respiro ed è normale sentirsi quantomeno storditi dal furore di queste composizioni. Inoltre è notevole il lavoro di batteria, davvero potente e forsennato.
Purtroppo nel promo non sono stati riportati i testi e né tantomeno i credits per le varie canzoni, ma dai titoli si può intendere che le tematiche siano quantomeno le stesse, ovvero stati d’animo e la tragedia dei conflitti. La hidden track (alla fine del dodicesimo brano) è curiosissima: sembra una radio giapponese dove si sente una ragazza entusiasta per il death metal.. mah.. divertente quanto inutile, ma comunque dopo l’ascolto dell’album penso che ci si senta abbastanza sazi di violenza musicale e un ulteriore pezzo sarebbe stato superfluo.
Forse nel contesto l’album non è coinvolgente come quello del side project di Shane, ovvero i Lock Up, ma sicuramente è più violento e le canzoni durano in media 3 minuti. State tranquilli fans dei Napalm, questo album non vi deluderà visto che adesso la cattiveria non sarà quella confusionaria e devastante del debut “Scum” ma è precisa e malvagia, dettata dalla loro esperienza e dalle ormai acquisite doti tecniche dopo anni di onorata carriera (“Diatribes” a parte secondo me…).