Finalmente ho la possibilità di ascoltare i Nashville Pussy, una band che mi ha sempre ispirato moltissima curiosità, grazie soprattutto a degli artwork sempre azzeccatissimi e divertenti, che lasciavano trasparire un indole rock’n’roll pazzesca. Questo nuovo “From Hell To Texas” conferma tutto quello che ho appena detto. I quattro sono disegnati come dei veri e propri fuorilegge, armati di tutto punto come nella migliore tradizione western. La musica è, come volevasi dimostrare, quanto di più rock si possa trovare in giro. Ma non il classico rockettino da classifica, mi riferisco ad un qualcosa di grezzo, diretto, che colpisce come un pugno in pieno volto, e si assesta su livelli di coinvolgimento davvero alti. Per come si presentano le diverse songs sembra quasi impossibile che tanta irruenza sia creata anche in parte da due donne, la grandissima chitarrista Ruyter Suys, moglie dell’altro chitarrista e cantante Blaine Cartwright, e la bassista Karen Cuda, che va a formare una potentissima sezione ritmica con il batterista Jeremy Thompson. La presenza di due gentili donzelle si rifà un po’ al nome della band stessa, che al suo interno contiene l’oggetto di desiderio di noi tanti maschietti…
Per quanto riguarda l’aspetto prettamente musicale non c’è poi granchè da dire, è più semplice lasciarsi andare con dei veri e propri inni rock’n’roll quali sono la title track, “Ain’t Your Business”, “Late Great U.S.A.” o “Why Why Why”. Stupenda anche “Lazy Jesus”, con un andamento country da perfetto bar malfamato con tanto di alcool a fiumi. Grandissima anche la blueseggiante “Stone Cold Down”, coinvolgente come non mai grazie a quel suo incedere più lento e sgraziato.
Da apprezzare moltissimo, per concludere, anche una produzione azzeccatissima per il genere proposto, grezza e sporca come si deve.
Bravi quindi, bravi davvero i Nashville Pussy, che continuano a svolgere benissimo il loro mestiere e dall’ormai lontano 1996 continuano ad allietare i nostri padiglioni auricolari con del sano e genuino rock’n’roll.