A distanza di due anni dal precedente album, tornano a farsi sentire i Noctem, band proveniente da Valencia.
Subito da un primo ascolto “Oblivion” si fa apprezzare per la sua potenza e pulizia di produzione e soprattutto mette in mostra gli enormi miglioramenti che la band spagnola ha avuto in fase di songwriting rispetto al predecessore “Divinity”. Come per il suo predecessore il tema intorno a cui girano le liriche è improntato sulla civiltà di Atlantide e musicalmente i nostri si attestano sempre su un death metal abbastanza melodico, che però ancor di più in questo album strizza decisamente l’occhio al black metal di matrice svedese. Abbiamo dunque un mix di velocità, potenza e melodia, ottimamente amalgamato e molto ben calibrato in tutte le sue influenze.
“Oblivion” si apre con l’intro “Popol Vuh” che fa da preludio alla ferocia di “The Arrival Of The False Gods”, incentrata su un riffing veloce e ben articolato e su di un drumming spietato e veloce, che si ripeterà per quasi tutta la durata del disco. E’ proprio il drumming che si erge a protagonista in questa release, un martello implacabile che ricrea ritmiche indiavolate e potenti. Ottimi sono anche i rallentamenti e le melodie, che spezzano la natura feroce dell’album, ma fortunatamente non scadono mai nello smielato o nel banale e quindi riescono a catturare l’attenzione di chi lo ascolta. Una pecca forse sta nella eccessiva durata, un paio di canzoni in meno avrebbero di certo giovato alla longevità del disco, perché anche se ben articolato, i brani tendono leggermente ad assomigliarsi fra di loro. Nel complesso però ci troviamo di fronte ad un album di buonissima fattura, che potrebbe essere interessante per gli amanti dell’estremo.