Il terreno battuto dai None Of Us ricalca idealmente le orme degli imprescindibili Deftones: un’emozionalità hardcore ricoperta da un substrato di riffs saturi e abrasivi, percossa a ritmi sincopati e divergenti. Non si tratta di cloni (per quanto la proposta possa apparire derivativa), ma di musicisti valenti e preparati, che hanno ben focalizzato l’obiettivo di stordire con un attacco saturo e diretto ma allo stesso tempo gentile, quasi romantico. Impatto che stordisce, dunque, esaltato da una produzione eccellente e una solidità tecnica che poco o nulla ha da invidiare ai mestieranti yankee del metal moderno. “Cold”, la traccia che apre “Twice Again”, nasce roboante e imponente, attraversata trasversalmente da muri di chitarre che molto devono alla scuola di Ross Robinson, per poi sfociare in un ritornello drammatico recitato con enfasi filtrata. “Twice Again”, pur simile strutturalmente a “Cold”, racchiude, sotto tonnellate di metallo magmatico, una spiritualità simil-tooliana che emerge prepotentemente nelle linee vocali, sempre al limite tra rabbia pura e contemplazione estasiata dei sentimenti e dei colori (cupi) del mondo. Anche “So Far” e “Deadlock” sono pezzi interessanti, forse meno ispirati dei primi due, ma sempre tesi e coinvolgenti. Nei “None Of Us”, in ogni caso, è l’insieme a convincere: la perfetta amalgama tra i componenti, l’attitudine professionale ma assolutamente emotiva, l’interattività tra l’espressività del cantato, la base metal e i robusti inserti di campionamenti e suggestioni elettroniche. I None Of Us hanno le qualità per diventare importanti: il rock italiano passerà anche attraverso di loro, ne sono convinto. Promossi a pieni voti su tutti i fronti.

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