Ero davvero ansiosa di potermi dedicare alla recensione del nuovo lavoro dei Nosebleed Connection, gruppo capitolino che stimo e seguo dall’inizio della loro carriera.
Mixato ai Subsound Studio di Roma, “God, The Loser. The World is Yours” è una meraviglia in piena regola: nulla di innovativo ma suonato con divina dedizione. In esso, thrash e hardcore vengono sapientemente combinati creando una malattia sonora che rimanda ai più famosi Fear Factory o Sepultura.
Dopo il mefitico intro “Atrocities of Mitra”, i NBC ci catapultano in un mare di violenza inaudita in cui l’ascoltatore, piuttosto che scappare, vorrebbe annegare… I pezzi, rapidi ed impetuosi, filano spediti come un raid, senza lasciare un attimo di respiro.
Il cd raggiunge l’optimum con “Motormouth”, brano che gradualmente ci trascina in un moshpit virtuale da cui è difficile voler uscire.Il growl energico e pulito del cantante Sparta ricama, sulle furenti strutture, metriche versatili che si diffondono nell’aria come un concentrato di vetriolo.
Il ritmo serrato ed inarrestabile acquisisce spesso cadenze mosh, ma mai sfiora imbarazzanti banalità. La sperimentazione è data da stacchetti ambient e groove che hanno il pregio di snellire la struttura canonica di un genere che, di per sé, è spesso ripetitivo e costipante.
Elogio dovuto alla potente sezione ritmica e al riffing urticante che, come una scheggia impazzita rende l’atmosfera psicotica e convulsa.
Ottima, su tutti i fronti, la release della band di Palestrina:in “God, The Loser. The World is Yours”, classico e moderno si fondono così egregiamente da non far capire all’ascoltatore dove finisce l’uno e dove inizia l’atro : questo per me il pregio più grande del combo romano; il saper giocare con stili diversi senza diventare schiavi di un’innovazione forzata – e per questo spesso poco gradita– è pregio di pochi e i “Nosebleed Connection” fanno parte di questa ristretta cerchia di gruppi.
Eccoci allora, il cd pulsa ancora nel mio stereo mentre, gasatissima, getto giù queste parole.
Consiglio a tutti l’ascolto di questo disco spaccaossa che di italiano in grembo, porta solo la nascita.