E’ troppo facile etichettare ogni grupo nordeuropeo che suona death metal melodico come clone band degli In Flames quando, invece, ci sono persone che lavorano con successo su proposte personali e quanto mai valide. E’ il caso degli Omnium Gatherum che, con il loro terzo lavoro “Years In Waste”, dimostrano che si può comporre un buon disco di death “temperato” pur non chiamandosi Fridèn o Stromblad.
Ci tengo a specificare che non siamo di fronte ad un capolavoro ma che, sebbene non tutte le tracks si mantengano su livelli elevatissimi, la maggior parte di esse riescono a fare il proprio lavoro senza grossi nei.
Croce e delizia dell’album sono le tastiere che, non sovrastando mai i possenti riff della coppia Vanhala/Pikka, regalano parti atmosferiche che se da un lato impreziosiscono i momenti più tirati con un tocco d’originalità, dall’altro contribuiscono ad appesantire i già eccessivi passaggi lenti e malinconici.
Non è un caso il fatto che la band dia il suo meglio nelle songs più veloci e frenetiche. Da segnalare tra queste “Waste Of Bravement” e “Misanthropic” in cui i Finlandesi alternano sapientemente melodie piene di groove a break acerbi e violenti, grazie anche alla varietà dell’originale growl del singer Antti Filippu, con un risultato lodevole.
Un album dalla produzione sopraffina che ha come principale difetto quello già segnalato dell’eterogeneità qualitativa tra le tracks. Considerando che siamo di fronte ad una band molto giovane e con margini di miglioramento notevoli, nel complesso “Years In Waste” risulta davvero un buon lavoro. Un disco che, a causa del distaccamento dai clichè del genere, necessiterà di diversi ascolti per essere apprezzato al meglio da chi è cresciuto pane e death melodico e che sicuramente non perderà l’occasione di farlo proprio.