La band melodic black metal Ophthalamia è stata fondata nel 1989 dal cantante All e dal chitarrista It, noti al mondo musicale estremo per aver portato per molti anni avanti progetti musicali paralleli alla band con personaggi di rilievo della scena black metal svedese. Infatti i due cofondatori hanno militato e militano ancora in band come gli Abruptum e Vondur, che hanno dato casa a personaggi come il chitarrista e leader “Morgan Steinmeyer Hakansson” dei “Marduk” per citarne uno. Le sorprese maggiori si riscontrano all’interno della line-up della band stessa, analizzando dalla fondazione ai giorni nostri, infatti nomi come “Jon Nödtveidt” leader dei “Dissection” , “Erik Legion Hagstedt” vocals sempre nei “Marduk” dal (1995-2003) e “Emil Nödtveidt” chitarra ritmica e tastiere degli industrial metal “Deathstars”.
Dopo questa breve analisi essenziale in modo da comprende appieno gli Ophthalamia e per conosce fino in fondo che non stiamo parlando del solito gruppetto black scandinavo di turno, mi accingo ad analizzare il lavoro spolverato dalla Soulseller Record che rivede in “ Dominoin” un lavoro da non abbandonare al passato e gli regala una seconda giovinezza. Sferzate di thash metal si alternano a ritmi lenti, ma per nulla noiosi del Doom che lascia spazio a una forte e coinvolgente impronta melodic death metal, sia per quanto riguarda i brani rimasterizzati presenti nel full-length sia per i nuovi brani. Sicuramente si tratta di un irripetibile black metal svedese brillante di eterna gloria musicale, pregevole sia sotto il punto di vista del soundwrtin’ che della tecnica strumentale dei componenti della band.
In “Tme for war” secondo brano di “Dominon” presenta differenze abbastanza marcate alla traccia originale che troviamo a quota undici del full-length. Nonostante i miglioramenti apportati al sound grazie alla tecnologia e a una sempre maggiore possibilità di registrazione di alto livello, le chitarre presentano soprattutto nei riff principali una mancanza di aggressività e cattiveria che invece era percepibile in misura maggiore nel lavoro del 1998. Anche la voce più sporca e meno “addolcita” da uno studio di registrazione all’avanguardia fa perdere molto a questo brano che rimane comunque un’ottima rielaborazione con la nuova line-up. Stessa cosa vale per i due brani “Final Hour of Joy” e “Great are Deeds Death” rispettivamente terzo e quarto brano del cd. Esse presentano migliori riarrangiamenti rispetto al brano analizzato precedentemente, infatti non si distaccano molto dall’originale. Nonostante ci siano anche in questi due brani diverse rielaborazioni e revisioni, che però ad un orecchio poco allenato possono sfuggire. Queste leggere sfumature danno un effetto originale a un lavoro di grande musicale Doom/Black o come si chiama adesso depressive black metal.
In ogni caso è un full-length da non perdere per i veri fans e discepoli di questo genere estremo, garantisce coinvolgimento, musicalità Doom con aggressivi e violenti anfratti black metal. In ogni caso da non disprezzare affatto!