Era da molto che aspettavo questo disco. Per prima cosa per chi ci suona, e poi per la qualità del precedente ep, “Legalize Crime”, che lasciava presagire qualcosa di davvero ottimo. Questi Outlaw Order non sono altro che gli EyeHateGod senza il principale chitarrista Jimmy Bower, impegnato in questi ultimi tempi alla batteria con i Down. I compagni sludgers però, nonostante anche loro abbiano altri impegni paralleli, decidono di riunirsi e mettere in piedi questo nuovo progetto, che si rifà, e molto, alle precedenti uscite degli EHG.
C’è da dire che dall’uscita del vecchio C.O.R.L. il combo di New Orleans non aveva pubblicato più nulla di inedito, quindi, nonostante un nuovo nome, la curiosità è moltissima. Sin dalla prima traccia si sente subito il marchio di fabbrica della formazione. Suoni pesantissimi, tiratissimi e fangosi, chitarre distorte all’inverosimile come da manuale dello sludge. la voce del fuorilegge Mike Williams sempre sugli scudi, marcia e “drogata” al punto giusto. Le tematiche ovviamente sono sempre le stesse, alcool, droghe, guerra alla legge e al corpo di polizia… Insomma, le solite caratteristiche che questi ottimi musicisti nel corso degli anni hanno contribuito a inventare.
In questo caso, per non risultare troppo simili alla band madre, i cinque hanno deciso di rendere il prodotto più “facile”. Si sa, lo sludge non è certo uno dei generi del metal più accessibili, e dischi come “In The Name Of Suffering” o “Dopesick” possono far impallidire più di qualche ignaro ascoltatore. Con “Dragging Down The enforcer” gli Outlaw Order hanno dato invece quel tocco di linearità e semplicità in più alle songs che non fa altro che aprirle ad un pubblico un po più vasto. Da sottolineare però che tutto ciò non va assolutamente ad inficiare il risultato finale, anzi, il disco è sicuramente da annoverare fra le uscite più convincenti di questo 2008 ormai agli sgoccioli. Piccola nota: un po’ la mancanza di Bower si sente in fase di songwriting, ma non si può volere tutto, o sbaglio? Da avere.