Nomi come quelli di Mark Cross (Tank, ex-Nightfall, ex-Helloween, ex-Metalium, ex-At Vance) e Bob Katsionis (Firewind, ex-Nightfall, ex-Septicflesh) dovrebbero già dire qualcosa sulla professionalità degli Outloud, progetto nato per soddisfare la voglia di hard rock del secondo personaggio citato. Il secondo disco di questa formazione si presenta senza alcuna pretesa innovativa, ma solo con l’obiettivo di divertire il pubblico con 40 minuti abbondanti di hard rock in puro stile anni ’80 sempre in bilico tra melodia (le numerose ballad sono testimoni dell’animo “gentile” di questi rocker) ed assalto all’arma bianca (Underground e l’opener We Came To Rock).
Nulla di nuovo sotto il sole, quindi, ma semplicemente un disco che piace per il suo spirito rock sbarazzino e senza pretese con episodi che sfiorano quasi il power metal (la titletrack ha un’intro che piacerebbe agli Helloween dei bei tempi andati) ed altri l’AOR. Ciò che conta è che in Love Catastrophe ci sia molta sostanza e pochissimi fronzoli per un lavoro godibile e piacevole dalla prima all’ultima nota.
La voce di Chandler Mogel spiana la strada al chitarrismo eclettico di Bob (anche valido tastierista che impreziosisce il tutto con interventi sui tasti d’avorio) e Tony Kash, i quali a loro volta concedono un buono spazio alla sezione ritmica firmata dal già citato Mark Cross (batteria) e da Sverd (basso). Difficile, in ogni caso, trovare un episodio mal riuscito, vista anche la varietà dei brani contenuti in Love Catastrophe.
Sperando non si tratti di un side project destinato a finire presto, gli Outloud potrebbero rappresentare una succosa ventata di freschezza nel panorama hard rock internazionale infestato da piccoli/grandi ritorni di glorie spente degli anni ’80. Che il futuro del rock passi dall’economicamente malmessa Grecia?