Anno 1991, è passato solamente un anno da quel debut, il fu “Lost Paradise”, che portò al mondo una delle band più geniali in ambito metal del pianeta. Se il primo album ci era sembrato pesante, oscuro, offuscato dalla corruzione, questo è invece la svolta di un gruppo che ha saputo inventare qualcosa. C’è chi lo cita come il primo album del cosiddetto “gothic metal”, ma forse è qualcosa di piu particolare.
Il doom della band viene arricchito con elementi piu melodici, orchestrazioni e cantati femminili. Il tutto senza perdere l’alone di nebbia attorno alle loro composizioni. Come ci siano riusciti lo sanno solamente loro, ma dopotutto, se è diventato un cult, o un classico, come volete, ci sarà il suo perchè. L’album è creato con maestria e sublime gusto e già gli effetti del nuovo sound si notano immediatamente nella titletrack: chitarre strazianti, ritmica e lead sempre in movimento. Ma quello che colpisce di più è il ritornello: tastiera e soprano, che duettano alternati ai growls di Nick. Una trama tra oscurità e dolcezza che lascia basiti per la sua bellezza.
Il resto dell’album non è da meno, passando tra momenti piu heavy a riflessioni che pagano tributo ad un certo dark anni ’80, soprattuto ai Sisters Of Mercy. Tra i pezzi migliori dell’album sicuramente troviamo “Shattered” dal suo incedere melodico\malinconico, che non ci lascierà finire l’album, riascoltandola più e più volte. Oppure la sinfonica “Eternal”, dove degli splendidi synth dominano sulle chitarre. Tra i solchi di questo album vi è veramente il segno della maturazione, e anche dell’evoluzione di come si presenterà la band nel futuro: la strumentale “Angels Tears” ne è il presagio, sembrando di tutto punto una base per un qualsiasi pezzo del blasonato “Draconian Times”.
Chiude il lavoro “Desolate”, traccia quasi ambient, dai toni solenni, coadiuvata da trombe, archi, per chiudere degnamente quello che può essere considerato un capolavoro.