Un’altra inutile band pubblica un nuovo album andando così a soffocare ancora di più il già nutrito universo del panorama metal europeo. I Paradox sono attivi dal 1981 e raggiungono con questo “Electrify” il traguardo del terzo disco in studio. Pensavo quindi che una band che affonda le proprie radici negli anni ottanta proponesse un heavy metal di vecchio stampo e invece mi ritrovo davanti un gruppo ultraveloce e ipertecnico sul modello di Dragonforce e Metalium. Superato dunque l’impatto iniziale, inizio ad ascoltare l’album ma a mano a mano che vado avanti diventa sempre più difficile seguire i brani presenti su questa nuova fatica dei Paradox: il songwriting dei tedeschi è del tutto snaturato e soprattutto quanto di più monotono e banale io abbia mai sentito. Come i colleghi Dragonforce e Metalium i nostri iniziano a schiacciare sull’acceleratore con una batteria modello “frullatore” che non smette per un solo istante di lavorare con la doppia cassa e a martellare le mie povere orecchie. Anche le canzoni non sono niente di eccezionale, basta sentirne una per rendersi conto dell’andamento del disco che si apre con un brano come “Second Over Third by force” che fa della velocità il suo unico e solo punto di forza dimostrandoci come i Paradox non abbiano paura di muoversi su tempi serrati e difficili da mantenere. L’album scivola via in maniera anonima e gli unici pezzi che si salvano sono “Monument” e “Bridge to silence” quest’ultima rallenta leggermente il proprio “tiro” a favore di una struttura melodica maggiormente ragionata e meno lineare.
Un album assolutamente da evitare per chi non ama band ultraveloci ed ipertecniche. “Electrify” è un album da prendere con le pinze poiché non sarà sicuramente in grado di conquistare tutti gli amanti del power metal.