Pendragon, the new Pink Floyd. Anche se parlare di new è in antitesi con un gruppo che proprio nel 2008 ha festeggiato i suoi 30 anni di carriera facendo uscire tanto di dvd celebrativo.
Comunque “Pink Floyd” è la prima sensazione che sovviene all’ascolto dell’album Pure.
In particolare la Indigo iniziale, una stupenda opera che supera i 13 minuti, per un attimo mi confonde e mi chiedo se per sbaglio non ho messo su The Division Bell…!
Suoni puliti da impianto Bose, atmosfera, testi che riprendono i concetti di ribellione e insoddisfazione tipici dell’adolescenza, nostalgia per la purezza di un’infanzia ormai perduta, critica per il mondo ipocrita dell’adulto medio. Testi che sono anticipati da una copertina molto ardita, anche un po’ dark, simboleggiante una prigionia dolorosa da cui si vuole erompere, una società che ci “inscatola” piegandoci e costringendoci a interpretare ruoli non nostri.
Dopo la ottima Indigo una buona Eraserhead con suoni parecchio prog ci porta a Comatose, canzone divisa in tre parti in cui pare di essere tornati a The Wall: stessa voce fuori campo, stesso ritmo, stesse sensazioni tra il triste, il rassegnato, l’onirico e il confuso…
Moderna e intelligente è anche The Freak Show, orecchiabile al punto giusto e facile da apprezzare.
Scorrevole e non esagerato nella prolissità, questo Pure mi annoia solo alla fine, quando rallenta con It’s Only Me, ballata troppo piatta per i miei gusti.
Non sono un’esperta di progressive rock, tuttavia assomigliare ai Pink Floyd senza esserne cloni non può che giovare al lavoro dei Pendragon. Originali, fresche e rilassanti le composizioni, buoni anche i vari spunti lirico-sinfonici, che sorprendono l’ascoltatore.
I tocchi di aggressività filo-metal che ogni tanto compaiono via batteria e chitarra a mio avviso risultano invece un po’ forzati: si avverte poca convinzione nel suonare pesante, quasi una sperimentazione a metà, complice forse l’estraneità dei Pendragon a questo tipo di espressione.
Per il resto la qualità del prodotto è quella dei veri professionisti: tutto curato alla perfezione.
Pure merita dunque l’ascolto attento degli amanti del genere, e perché no di qualche metallaro che voglia staccare un po’ dai soliti sound e fare un viaggio nel surrealismo di classe.