Gli emiliani Perikolo Generiko sono una band piuttosto nota nel circuito underground rock italiano (lo dimostra la mole di spazio, sul web e sul cartaceo, che viene fornita al gruppo). Hanno partecipato a diversi festival musicali decisamente importanti (“Rock Targato Italia”, “Bande Rumorose”, “Embargo Rock”, “SanRemo Rock”), il loro modo di proporsi è professionale (il demo che ho tra le mani è poco meno di un cd autoprodotto e c’è un cd a parte saturo di materiale multimediale) ed evidentemente qualcuno pensa che possano diventare uno dei nuovi pilastri del rock italiano; dopo le crisi di identità di Litfiba e Timoria è necessario che una band si erga a portavoce del movimento giovanile italiano e non saranno certo gli intellettuali Marlene Kuntz o Afterhours a diventarlo, piuttosto che l’ultima creatura vagamente elettronica di Giovanni Lindo Ferretti (Per Grazie Ricevuta). Credo sinceramente che nemmeno i Perikolo Generiko, putroppo, lo diventeranno mai. La proposta dei PG è un hard rock sottilmente legato ai primissimi Litfiba e Timoria con vaghi accenni a un certo metal degli anni ’80 (Iron Maiden, Ac/Dc) e qualche influenza purpleiana. Tutte le liriche sono interpretate in italiano. Non è l’innovazione che si deve cercare in questi giorni, ma nemmeno si può tacere su episodi di plagio plateali: “Trip”, il quarto pezzo di “Tra sogno e realtà”, vecchia produzione dei Nostri, ora ristampata, si apre con un mantra recitato da Max Montanari (voce) che pare uscire direttamente da “Terremoto”. Poi la canzone si fa più energica e sfocia in una serie di assoli e stacchi che Adrian Smith ci ha fatto sentire almeno un migliaio di volte. “Non è facile”, dal canto suo, è un pezzo quasi cantautorale, narra con trasporto enfatico dell’ennesimo amore perduto e qui il confine tra lo stucchevole e il toccante è davvero flebile. “Generazione di eroi” è un brano un po’ troppo ingenuo, col suo testo drammatico (quasi una caricatura di Guccini) e il tiro prog-metal. “Ricordo”, la traccia che chiude l’album, è un collage acustico piacevole. Il resto delle composizioni si muove su questi binari, la struttura è semplice (strofa, ponte, ritornello, assolo, ritornello), i picchi emotivi sono rari e c’è qualche caduta di tono (“La Porta delle risposte” è eccessivamente pretenziosa e finisce col perdersi tra mille strade tutte chiuse). I Perikolo Generiko non sono un pessimo gruppo, anzi: hanno dalla loro una buonissima tecnica (soprattutto la sezione ritmica, fantasiosa ed efficace) e una produzione discreta. A livello di scrittura devono ancora maturare e il singer necessita una propria personalità precisa, visto che sembra abbia capacità più che buone. Quello che mi lascia perplesso nei PG è la perenne indecisione su quale strada percorrere. La loro indole non è di certo heavy-metal e i seguaci del Nostro Genere Preferito non apprezzerebbero mai certi toni troppo “morbidi”. Dall’altro lato il pubblico mainstream non digerirebbe mai certe strutture un po’ troppo complesse e qualche impennata troppo “rumorosa”. I Perikolo Generiko, insomma, rischiano di scontentare tutti. Maturando forse diventeranno importanti e smussando gli angoli potrebbero rendersi appetibili ad una porzione consistenze di utenza musicale: per ora sono soltanto sufficienti. Ma sono ragazzi di buone prospettive.