I Planet X, creatura nata dalle menti insane di Derek Sherinian e Virgil Donati, giungono alla loro terza prova in studio e, in mia opinione, a un punto morto: in questo Moonbabies, infatti, il gruppo incomincia ad avere un sapore già sentito
e le soluzioni, sempre al limite dell’estremo, incominciano ad annoiare. Ciò non significa che questo disco sia un flop, ma solo che è una bella spanna sotto ai primi due che suonavano molto piu’ freschi e piacevoli. C’è da dire che in Moonbabies
troviamo alcune soluzioni melodiche nuove, più squisitamente tradizionali (simili a quelle presenti nel secondo tempo di Atlantis, tratto dal primo, omonimo, Planet X) e altre ancora tipicamente etniche (Micronesia) che spezzano un po’ il muro
ipertecnico (a mo’ di raggio di sole tra le nuvole) che il terzetto ormai è abile (e direi solito) creare. Non penso ci sia molto da dire sui pezzi in sè, visto che la formula che è alla base di Universe è riproposta anche qui, pari pari, senza
cambiamenti rilevanti (a parte gli sprazzi di cui parlavo prima) e, addirittura, alcuni passaggi ricordano troppo da vicino vecchi brani del gruppo (vedi i rimandi ad Atlantis su Moonbabies).
Sicuramente credo che un cambio di line up (ovvero MacAlpine) gioverebbe alla formazione nella ricerca di soluzioni nuove, visto che il guitar hero oramai ha già dato tutto e tende a ripetersi fin troppo.
Anche se non si puo’ parlare di capolavoro, Moonbabies rimane un album molto piu’ che discreto, che si lascia ascoltare piacevolmente (ma solo se siete amanti della musica ipertecnica) anche se è difficile togliersi dalla testa la convinzione che sia
un album di “mestiere”…