A sette anni di distanza dal precedente “Nine Kinds Of Hell”, i Powers Court tra mille peripezie e disavventure tornano sul mercato discografico con “The Red Mist Of Edenmore” edito l’etichetta nostrana Dragonhearth. “The Red Mist Of Edenmore” è il terzo disco in studio per i Powers Court, band di nazionalità statunitense dell’Illinos formatasi nel 1990, giunta all’esordio discografico sei anni dopo con l’omonimo album. La ricetta presentata da Danie Powers (voce e chitarra) e soci, prende spunto da un heavy metal tradizionale dal sapore epico, ispirato a band come Cirith Ungol, Manilla Road e Mercyful Fate, con diverse sfaccettature tipiche del ghotic e del dark. I Powers Court si confermano una band tecnicamente preparata e fedele alle proprie idee, anche se manca ancora la giusta maturità per spiccare il volo, il lavoro della band inoltre, è penalizzato da una produzione scarna che non si dimostra del tutto all’altezza. Andando nel particolare, “The Red Mist Of Edenmore” è un concept album basato su una storia ambientata nel medioevo, che si districa tra l’occulto e la malvagità dei protagonisti. Dopo un tetro intro corredato dal suono di alcune campane funeree, l’album parte con “The Prophecy” un brano che presenta chitarre grintose e graffianti con un sound che ricorda molto i Domine del primo album, con alcune tracce del King Diamond solista. Aperto da un elegante arpeggio di chitarra, “Power Tapestry” è un pezzo molto duro con alcuni richiami ai Black Sabbath ed ai Mercyful Fate di “Melissa”, mentre in “A Somber Day”, si notano alcune tracce dei Paradise Lost di “Icon” che si fondono con alcuni elementi della N.W.O.B.H.M. in stile Saxon e Samson. “Kingdom Falls” è un brano discretamente riuscito che mette insieme i Cirith Ungol con King Diamond, da “Darkness Calls” in poi invece, emerge l’influenza degli Iced Earth e dei Demons And Wizard, dato evidente anche nelle successive “The Tarot Reader” ed “Outrage”. La “title-track” è uno degli episodi meglio riusciti, un brano dove echeggiano i Blind Guardian degli esordi, in “There Once Was A Time” e soprattutto nella conclusiva “Vain Regret” la band evidenza il proprio lato intenso ed emozionale. Da segnalare la presenza di un brano bonus, “Cold Day In Hell”, un pezzo palesemente ispirato ai Maiden di “Killers” che non si discosta molto dai precedenti episodi. “The Red Mist Of Edenmore” in conclusione, è un album esclusivamente consigliato agli amanti del genere.