Ancora ristampe estreme dalle lande polacche. Questa volta è il turno del secondo lavoro dei Pyorrhoea, ‘The Eleventh: Thou Shalt Be My Slave’, uscito originariamente nel 2005 come allegato al magazine Thrash’em All e ora ripresentato sul mercato mondiale dall’attivissima Metal Mind.
Rispetto al debut ‘Desire For Torment’ i Pyorrhoea dimostrano di aver intrapreso un percorso sonoro leggermente più personale e incisivo, sebbene comunque legato al contesto death in tutto e per tutto. Le strutture dei brani, l’approccio brutale dei nostri e ogni singolo passaggio sonoro di questo disco rispecchiano una totale devozione nei confronti del genere e di chi ne ha gettato le fondamenta anni or sono. Un contesto brutale e senza compromessi, in grado di ospitare importanti varianti grind e dosi massicce di blast beat e tempi inumani. Tutti aspetti tra l’altro riusciti in pieno, che evidenziano padronanze strumentali e compositive davvero elevate: i Pyorrhoea non sbagliano un colpo e tutto ‘The Eleventh: Thou Shalt Be My Slave’ ne risente in positivo, presentando una dozzina e più di episodi veloci, tecnici, brutali e piuttosto contenuti nel minutaggio. Peccato che già dal secondo ascolto il CD inizi a perdere smalto e attrattiva, irrimediabilmente ancorato al lavoro altrui e ai pattern ultra consolidati del settore. Formalmente inattaccabile, ‘The Eleventh: Thou Shalt Be My Slave’ finisce per ritagliarsi un posticino davvero misero all’intera della scena internazionale…