Quando ho scartato il cd dei Quintessenza mi preparavo ad ascoltare un promo di una band progressive-metal in cerca di contratto… beh che i Quintessenza non abbiano ancora trovato una label e’ solo una questione di tempo a mio parere. Sin dal primo ascolto le quattro tracce di “Venere” si dimostrano davvero ben suonate, ascoltabilissime, e sopratutto con una produzione che poco ha da invidiare ad un full-lenght che si rispetti. Certo e’ che la band di Volterra si basa su formule gia’ ampiamente collaudate e le influenze saltano all’orecchio quasi in ogni passaggio e in ogni linea vocale richiamando molto i dream theater, i timoria ed i negrita (per quel che riguarda la voce), come loro stessi hanno apertamente dichiarato. Tuttavia non si puo’ dire che i Quintessenza manchino di originalita’, a partire dal ben riuscito cantato in Italiano, in tutte le tracce si trovano davvero delle buone idee a mio parere, pero’ non sviluppate a sufficienza e spesso quasi “spezzate” da alcuni stacchi che hanno un che di forzato. A partire dall’Intro si capisce subito che la componente melodica, creata da una tastiera molto ben suonata, la fa da padrona nello stile dei Quintessenza, e questo breve pezzo piano e voce apre facilmente la strada alla seconda traccia “Impercettibile” dove il tema musicale viene amplianto mostrando subito le capacita’ tecniche e compositive del gruppo. Il pezzo scorre via piacevolente con delle melodie a volte emozionanti ma mancando molto spesso, come un po’ tutto il disco, della necessaria aggressivita’ che e’ d’obbligo in una band che si dichiari appartente all’universo metal. Si passa ad “Equilibrio”, song gia’ di piu’ difficile digestione, come ogni buon pezzo prog che si rispetti, qui le melodie delle tastiere sono meno presenti, ed il pezzo si dimostra gia’ di matrice piu’ metal con veloci parti di chitarra e batteria, seppur spezzate da lenti intermezzi. La terza traccia e’ la Titletrack e qui la melodia torna spadroneggiante e coinvolgente dando anche il giusto spazio al testo e alle linee vocali spesso messe in secondo piano nelle tracce precedenti dalle parti strumentali. Il promo si chiude con “L’urlo”, un pezzo veloce dove piu’ che mai si sente da dove provenga l’influenza principale dei Quintessenza, sembrando quasi, a mio avviso, una specie di tributo ai Dream Theater. In conclusione i Quintessenza dimostrano di essere una band matura, capace di affrontare il mondo discografico in maniera egregia pur avendo ben ampie possibilita’ di crescita e sviluppo, magari proprio sul fronte della “personalita'” che per ora sembra essere l’unica pecca che ha impedito il grande salto a questa ottima band.