Ed eccoci a parlare, puntuali come la morte e le tasse, del nuovo disco dei Rage a due anni dal precedente “Carved In Stone”. Che dire, ormai da quasi 30 anni la band di Peter “Peavy” Wagner ci ha abituati a release di altissima qualità, con passi falsi che si contano sulle dita di una mano e, per una band con più di 30 uscite alle spalle (tra dischi in studio, ep e testimonianze dal vivo), non si tratta affatto un record negativo. Ovviamente chi si aspetta grosse novità o stravolgimenti eccessivi avrà di che ricredersi, visto che da qualche anno a questa parte il trio tedesco pone l’accento più sull’aggressività che non sull’innovazione vera e propria. Come contraltare c’è da dire che “Strings To A Web” pone una maggiore attenzione su partiture più progressive e ricercate rispetto al passato, ma niente di veramente rilevante o da far urlare al miracolo. Parlando dell’attuale formazione dei Rage, potremmo dire che due musicisti come il già citato Peavy ed il suo fedele alleato Victor Smolski sono certamente molto affiatati e fa piacere constatare che anche l’ultimo arrivato Andrè Hilgers si sia integrato piuttosto bene, anche se nel precedente “Carved In Stone” non aveva avuto modo di esprimere al meglio le proprie capacità. Per chi scrive, comunque, la miglior formazione dei Rage è stata quella con Mike Terrana dietro le pelli, un vero uragano di potenza e fantasia, ma quei tempi sono andati ed oggi siamo di fronte ad una realtà più che dignitosa.
Avviando l’ascolto del nuovo lavoro firmato Rage ci si trova di fronte, come già detto, ai tipici tratti distintivi che hanno permeato gli album della band dal 2000 fino ad oggi, ovvero potenza, orchestrazioni e parti progressive, il tutto miscelato con dosi che variano di volta in volta. Nel caso di “Strings To A Web”, infatti, viene lasciato un po’ da parte l’elemento orchestrale che, nonostante sia presente nella suite “Empty Hollow”, non costituisce il perno centrale delle composizioni, stavolta costruite più sull’impatto che altro. Canzoni come la già nota “Into The Light” ed “Hellgirl” possiedono tutte le caratteristiche del marchio di fabbrica dei Rage e non mancheranno di piacere ai più affezionati estimatori del combo. Eppure il pezzo più convincente dell’intero lotto è la precedentemente citata “Empty Hollow”, suite suddivisa in 5 tracce con svariati momenti in cui le orchestrazioni la fanno da padrone e che ricorda un po’ ciò che era stato fatto nel 2001 con “Welcome To The Other Side”, nel componimento che prendeva il titolo di “Tribute To Dishonour” e che veniva suddiviso in quattro movimenti.
Insomma, se da un lato si possono accusare Peavy e soci di aver fatto un disco col pilota automatico, dall’altro non si può negare l’assoluto valore di cui il trio è portatore, in quanto sono più che convinto che se questo disco fosse stato fatto uscire da un gruppo emergente, si parlerebbe di capolavoro. Però, riagganciandomi al discorso fatto in apertura, i Rage ci hanno abituato a standard molto elevati e “Strings To A Web”, pur assestandosi su livelli ottimali, non può essere annoverato come un disco che cambierà la storia di questi due simpatici tedeschi e del chitarrista russo “infiltratosi” in mezzo a loro. Di conseguenza, aspetto di vederli dal vivo, ambito nel quale i Nostri sono garanzia di fortissime emozioni e di colate di metallo tonante. Nel frattempo, “Strings To A Web” terrà compagnia a chiunque sappia cosa aspettarsi dalla rabbia metallica più famosa al mondo.