I Raising Fear sono una nuova band tutta tricolore che dopo un promo cd pubblicato nel 2003 riescono ad arrivare, sotto l’ala della Dragonheart records, al debut vero e proprio. Cari lettori, vi presento dunque “Mythos”, ambizioso concept album che vede i nostri impegnati nel raccontare, attraverso nove canzoni, i più grandi eroi della mitologia di differenti popoli. Le radici musicali della band in questione affondano nell’heavy classico degli eighties sapientemente miscelato con accelerazioni power metal (ben lontane però dallo stile “frullatore” di band come Labyrinth o Vision Divine) fino ad arrivare al thrash più tirato.
D’altronde così non potrebbe essere visto i personaggi di spicco che militano all’interno della band: Yorick, già chitarrista dei prog-metallers Helreid, e Alberto Toniolo, leader dei War Trains, riescono a creare una sezione ritmica imponente, mentre in fase solista si danno battaglia senza un attimo di tregua in un continuo susseguirsi di soli e fughe; alla voce troviamo Rob Della Frera (Deadline) che si svela un cantante eccezionale e dotato di gran tecnica e personalità: tirato e sporco nelle parti maggiormente aggressive dei pezzi, più delicato e carico di pathos nei pezzi più introspettivi e cadenzati. Chiudono la formazione Frana al basso e Christian Galimberti alla batteria che insieme danno vita ad un connubio di primo ordine realizzando una sezione ritmica grandiosa. Si parte subito in maniera esplosiva con l’opener “Thorr”, che attraverso i suoi toni epici ci conduce tra le pagine della mitologia nordica in un continuo susseguirsi di cambi tempo, accelerazioni, cavalcate maideniane, soli al fulmicotone e un break centrale acustico che si avvicina sotto molti aspetti alle parti più melodiche dei nostrani Domine; si continua con “Theseus” dove la doppia cassa diventa padrona indiscussa e Rob sfodera una prestazione vocale incredibile, mentre si torna alla mitologia nordica con “Fenrir”, caratterizzata da un ritornello aggressivo come non mai, che ricorda le prime produzioni di band come Grave Digger e degli italiani Heimdall di “Lord of the sky”.
Con “Montezuma” la band alza un po’ il piede dall’acceleratore e attraverso un riffing cadenzato abbinato ad una accompagnamento acustico di chitarra ci narra la storia di questo grande imperatore vissuto in Messico. Tuttavia questa breve pausa dura poco e si riparte con la velocissima “Merlin” che basandosi su una ritmica heavy serrata e veloce ci riporta indietro ai tempi del famoso mago. Tempo di lenti e i Raising Fear ci regalano “The Goddess” che nonostante sia una ballad mantiene sempre vivo il marchio di fabbrica della band ed è impreziosita da un bellissimo solo finale ben congeniato e suonato. L’album termina in un continuo crescendo di hits: ecco esplodere “Charon” che con la sua ritmica thrash promette di fare sfacelo in sede live mentre “Ocasta” (introdotta da una chitarra acustica molto rinascimentale) e “Gilgamesh” continuano ad inondare le casse dello stereo con un vortice di ritmiche compatte e continui cambi di tempo mentre la voce di Rob domina incontrastata regalando momenti di vera e propria esaltazione.
Chiude l’album “Angel Witch”, cover degli Angelwitch che a mio avviso non riesce però a rendere omaggio al gruppo in questione.
Ancora una volta una band italiana riesce a creare un album eccezionale, ben suonato e con canzoni coinvolgenti ed interessanti. Questo a dimostrare che anche l’Italia può dire la sua in fatto di metal e riuscire a competere senza troppi problemi con le altre band internazionali. I Raising Fear riescono dunque a creare un disco davvero stuzzicante che farà senza dubbio la gioia di tutti i “defenders” di vecchia data e delle nuove leve. Consigliato a tutti!