A distanza di tre anni dal precedente “Animal Anger”, album che mi aveva particolarmente affascinato, sebbene non brillasse certamente d’originalità, tornano con un nuovo lavoro i Razorback, band tedesca che ci propone un hard rock piuttosto compatto e massiccio e che si ripresenta sulla scena con un ospite speciale dietro le pelli ovvero l’onnipresente Mike Terrana che prende il posto del dimissionario Pierre Fienhold.
Sebbene fossi rimasto piacevolmente stupito dalla precedente release dei nostri, questo “Deadringer” mi lascia con l’amaro in bocca: nonostante l’ opener e title track si riveli sufficientemente frizzante, svolgendo ottimamente il suo compito di brano apripista, le restanti canzoni si snodano tutte attraverso una serie di mid tempo che già dal primo ascolto si svelano poco incisive e particolarmente scontate. Ovviamente i nostri sono tutti musicisti degni di nota e con un livello tecnico davvero invidiabile e quindi ci si chiede come mai abbiano composto undici brani che purtroppo scorrono via in maniera pesante; la totale assenza di dinamismo, di cambi di tempo o d’accelerazioni rende inoltre questo neonato album piuttosto duro da mandare giù e non bastano brani come “Burden”, “The last man standing” o ancora “Hero” a risollevare le sorti di un cd che ha ben poco da dire.
Alla fine dei conti “Deadringer” è un platter suonato e prodotto magnificamente ma che lascia ben poco; qualche riff interessante e qualche ritornello azzeccato spuntano fuori durante i suoi cinquantuno minuti di durata, ma certamente sono troppo pochi se paragonati al prezzo che oggigiorno ha un compact disc. Peccato per la totale assenza di pezzi veloci che avrebbero reso l’album maggiormente variopinto e forse più incisivo ed interessate.