Diciassette anni di attività, sette album… non si può certo dire che questi Reflection, combo greco, siano una novità nel panorama metal. Eppure per molteplici motivi non hanno mai fatto il grande salto. Certo, il genere non aiuta. Il doom è sempre stato uno stile molto statico sulle sue posizioni, fisso su paletti non scritti che rendevano molti dei lavori annessi a questo genere musicale estremamente simili: una manna per chi lo ama, una piaga per chi non può sopportare questa sua cadenza molto lenta e marcata.
Partiamo col dire che la produzione di questo disco è molto buona, pur essendo evidente una certa “economia”, nel senso che non c’è ridondanza di interventi.
La relase si mostra fin da subito per ciò che è: un disco per gli amanti del genere, con pezzi puramente doom ed altri contaminati da una nota metal (vedasi “Desert Land”, pezzo realmente notevole, cattivo e allo stesso tempo tristissimo) che serve però a renderli forse i più riusciti dell’intero album.
Mistress Of Sea ci mostra nudo e crudo il lato puramente doom degli ellenici, così come “Eyes Of The Night”, che ha dalla sua come molti altri brani intrecci vocali molto ben riusciti e intriganti, intrisi di solitudine e malinconia.
Quando poi le due componenti, heavy classico e doom si fondono per creare pezzi quali “Soul Salvation”, in cui si alternano momento più “rapidi” a splendidi rallentamenti, con solo di chitarra a intervallare il tutto, allora si arriva al punto più alto del disco. Disco che certo farà la gioia degli amanti del doom, che purtroppo oggi forse non contano su un numero adeguato di uscite di alto livello. Anche se 17 anni di carriera… sette album… qualcosetta in più potevano darcelo. Poichè se è vero che che ama il doom cerca questo è anche vero che, proprio per questa paura a sbilanciarsi, a sperimentare, il risultato è sempre un disco buono ma simile a molti altri.