One man, One Soul, One Dream. E’ così che inizia l’album di debutto degli italiani Replosion, con una citazione da One Vision dei Queen. Dodici anni fa, dall’idea dei fratelli Gianmarco (chitarre) e Mike (batteria) Galletto, nasce appunto il progetto Replosion che si concretizza in un gruppo a tutti gli effetti nel 2006 con l’ingresso al microfono di Fil Palmer e alle tastiere Gabriele Marangoni. Vede subito la luce un primo EP cui segue un’intensa attività dal vivo. Nel 2010 il gruppo registra il suo primo album che dopo un paio di anni viene dato alle stampe dalla Dys Function Records.
La musica del quintetto è marcatamente prog, prendendo più a spunto da illustri nomi quali ad esempio i Threshold che il teatro del sogno, unendo quell’aspetto power che fornisce potenza e aggressività.
Le nove tracce di The Resting Place Of Illusion paiono trasportare l’ascoltatore all’interno della mente umana, con i suoi alti e bassi, gioie e dolori in una varietà di suoni , melodie e progressioni. Il debutto più apprezzabile nella sua interezza, in cui i brani si susseguono lineari. La musicalità è il punto di forza di questo lavoro, in cui si denota una certa ricerca, e la volontà di cercare una propria strada. i riferimenti come già detto ci sono, e sono forti, evidenti ma non guastano per un primo lavoro, in cui non si può pretendere l’originalità. E’ un dato di fatto all’inizio ci si accosta, anche involontariamente, ai maestri del genere. Ma l’intento di essere sè stessi si avverte in tutte le tracce.
I musicisti palesano la loro tecnica, mai fine a sè stessa, ma sempre in una unione melodica e potente visione dell’aspetto brano. La pecca di The Resting Place Of Illusion è decisamente la produzione, migliorabile, che in svariati frangenti fa un po’ storcere il naso. Ma anche qui è la prima prova discografica e tutto è perdonabile. I Replosion sono un gruppo che fa ben sperare per il futuro. Sono convinto che per chi ama più il prog metal in senso stretto che il power/prog troverà interessante questo lavoro.