Dopo le recenti vicissitudini con la Magic Circle Music, il futuro dell’Italian heavy metal band più famosa del mondo era quanto mai aleatorio. E invece pare che i Rhapsody Of Fire siano riusciti a rimuovere perlomeno i vincoli che gli impedivano di pubblicare dischi ed esibirsi dal vivo. Eccoli quindi ritornare in pista con questo nuovo “The Frozen Tears Of Angels”. Rispetto al precedente “Triumph Or Agony”, che era incentrato prevalentemente su mid-tempo, questo nuovo lavoro risulta musicalmente più vario, mettendo in primo piano voce e chitarra come probabilmente mai avvenuto in passato. Quindi già con l’opener Sea Of Fate, preceduta dal classico intro à-la Rhpasody, ci troviamo di fronte a un pezzo decisamente immediato e arioso, da ritmiche discretamente sostenute e dal ritornello molto melodico, che presenta la bella voce di Fabio Lione non sovrastata da cori bombatici, come ci si poteva aspettare, ma libera di potersi esprimere al meglio per creare un refrain che rimane in testa fin da subito, nato per essere canticchiato fin dal primo ascolto; efficace anche il break solista di chitarra, tastiere e orchestrazioni. Altra particolarità di questo pezzo è che trattasi di un brano scritto per la prima volta a sei mani dal trio Turilli-Lione-Staropoli. Anche la seguente Crystal Moonlight risulta un brano piacevole e molto melodico ma con una ritmica varia ed efficace. Si cambia totalmente registro con Reign Of Terror, con la sua ritmica serrata e martellante e con la voce di Lione prima aggressiva e poi di maggior respiro nel ritornello che pur si presenta ossessivo e teatrale grazie anche ai cori; una canzone dura che richiama da vicino When Demons Awake dall’album “Power Of The Dragonflame”, atta probabilmente a sottolineare una delle parti più cruente della “Dark Saga”. La parte recitata dal buon Christopher Lee introduce il pezzo in italiano, Danza Di Fuoco E Ghiaccio: purtroppo, tra flauti, strumenti acustici e un’ottima interpretazione di Lione, non si aggiunge nulla di nuovo al solito omaggio ad Angelo Branduardi, già citato per esempio ne Lo Specchio D’argento. Apprezzabile il solo di chitarra “unplugged”. Con Reging Starfire si ritorna su sentieri più heavy e, se vogliamo standard, in cui la band si esprime decisamente meglio. Cori e parti orchestrali fanno da trampolino per il bel coro, ancora una volta cantato dal solo Lione, scelta che, a mio avviso, si rivela azzeccata per la buona riuscita di questa cavalcata. L’altra faccia dei Rhapsody Of Fire emerge col pezzo Lost In Cold Dreams, più lento e drammatico interpretato alla grande da Fabio Lione e con un bel solo di chitarra. On The Way To Ainor invece è dotata di più sfaccettature grazie a cori maestosi e all’orchestra che ritornano in modo preponderante a dare maggior solennità al brano in questione. Il disco si chiude con l’immancabile suite, la title-track, introdotta da tastiere solenni e da una voce narrante per poi essere interrotta da un lick di chitarra e dalla voce evocativa di Lione. Pezzo ricco, con diversi cambi d’atmosfera, molto “cinematografico”, con un grande refrain e parte delle strofe cantate in italiano. Grande prestazione della band tutta in questo brano che, di sicuro, si rivela uno degli highlight del cd.
In conclusione, “The Frozen Tears Of Angels” pur non aggiungendo nulla di nuovo al repertorio dei Rhapsody Of Fire (e credo che la cosa non sorprenda nessuno, né vada presa come un elemento di critica negativa), si rivela come un buon disco, dal sound più duro e immediato, vicino a produzioni come l’esordio “Legendary Tales” o “Power Of The Dragonflame”. Considerando che i Rhapsody Of Fire sono arrivati ormai al settimo full-length album, non ci si può proprio lamentare.